C’erano una volta i dirigibili…ma stanno tornando…
Il 6 maggio del 1937 il più grande oggetto volante mai costruito, il dirigibile Hindenburg costruito dalla società tedesca Zeppelin, prese fuoco durante le operazioni di attracco nel New Jersey, dopo la traversata dell’Atlantico verso gli Stati Uniti. Nel giro di trenta secondi, l’enorme struttura fu completamente distrutta e 36 persone persero la vita.
Al momento della tragedia, a bordo c’erano 97 persone (36 passeggeri e 61 membri di equipaggio). Morirono 13 passeggeri e 22 addetti di bordo, più una persona a terra. Si salvarono in 61. Il volo era iniziato tre giorni prima, con partenza da Francoforte. Una suggestiva crociera transatlantica per pochi privilegiati: il biglietto di sola andata costava l’equivalente di 6800 dollari attuali…
L’Hindenburg era un gioiello della tecnica: lungo 245 metri (tre volte un Boeing 747), aveva un diametro di 41 metri, una velocità di crociera di 135 km/h ed interni molto eleganti, in stile razionalista. La grande area passeggeri, inglobata nella parte inferiore dell’involucro, aveva una lunga sala da pranzo, un ampio soggiorno (con pianoforte), un bar, una sala lettura, altri spazi di contorno e 25 cabine doppie (analoghe a quelle di un treno).
Le cause della tragedia non furono mai pienamente accertate. Nelle ultime miglia sopra il New Jersey, l’Hindenburg attraversò una zona molto umida poiché vi era stato un forte temporale sino a pochi minuti prima. In tal modo – ipotizzano gli esperti – l’aeronave si caricò di energia elettrostatica e quando l’Hindenburg venne ancorato via cavo al pilone di ormeggio, quest’ultimo, bagnatosi durante il temporale, agì da conduttore a terra provocando una scintilla che entrò in contatto con l’idrogeno. Comunque sia, la fiammata fu enorme e si estese con rapidità impressionante a tutta la struttura. L’Hindenburg era stato progettato per essere riempito con l’elio, ma le leggi americane vietavano l’ingresso nel paese di questo gas e ciò aveva costretto i tedeschi ad usare l’idrogeno, che presentava rischi notevoli ma permetteva anche di realizzare un’area passeggeri più ampia.
L’incidente ebbe grande risonanza in tutto il mondo, grazie anche al fatto che la scena fu ripresa dalle cineprese e riferita in diretta da un conduttore radiofonico. La vicenda decretò la fine dell’epoca dei dirigibili: tre anni dopo, gli enormi hangar della Zeppelin a Francoforte furono smantellati e mai più ricostruiti.
Anche se da molti anni si torna periodicamente a parlare della rinascita dei dirigibili, ben poche iniziative in tal senso si sono concretizzate. I dirigibili hanno caratteristiche quasi opposte a quelle degli aerei, con annessi vantaggi e svantaggi: dimensioni enormi, poca capacità di carico rispetto al volume complessivo, bassissima velocità e bassi consumi di carburante, difficoltà a gestire la traiettoria in condizioni di forte vento, bassa rumorosità, decollo e atterraggio senza l’uso di lunghe piste.
Nel campo del trasporto merci, i grandi dirigibili non hanno avuto, almeno sinora, molte possibilità di sviluppo. Maggiore il carico trasportato, maggiori sono i ricavi di esercizio, ma cresce in modo esponenziale anche il volume totale dell’aeromobile, nonché i suoi costi di costruzione e manutenzione. Inoltre, si rende necessario avere hangar molto grandi, con notevoli spazi esterni liberi da ostacoli. Condizioni non facili da realizzare in prossimità di snodi ferroviari o autostradali.
Tutto diventa molto più semplice quando si tratta di piccoli dirigibili che trasportano solo poche persone. Un esempio di questo tipo sono i famosi dirigibili della Good Year, che fino a trent’anni fa sorvolavano anche i cieli di Roma. Lo scopo era solamente quello di promuovere il marchio dell’azienda, anche se occasionalmente alcuni turisti venivano ospitati a bordo. Tutt’oggi, la Good Year gestisce tre piccoli dirigibili di stanza negli Stati Uniti, sempre e solo per fini di marketing aziendale.
Tuttavia, un’importante novità arriva dal Regno Unito. Un’azienda privata, la HAV-Hybrid Air Vehicles, ha finalmente ottenuto, dopo vari anni di sperimentazione, l’approvazione delle autorità aeronautiche per il suo Airlander-10, un innovativo dirigibile “ibrido” di medie dimensioni. La particolarità deriva dal fatto che la sua spinta verso l’alto dipende per circa il 60% dal trasporto di un gas più leggero dell’aria (l’elio) e per il restante 40% circa dalla forza aerodinamica generata da alcune ali fisse, oltre che dalla stessa forma ovale dell’involucro (sia le ali che la forma sfruttano il principio della portanza aerodinamica).
La combinazione tra dirigibile e aereo consente di avere un miglior rapporto tra volume e carico trasportato, tenendo bassi i consumi di carburante e i costi complessivi di gestione. L’Airlander 10 è lungo 92 metri, largo 43 e alto 26, ha un volume di 38mila metri cubi (contro i 200mila dell’Hindenburg) e può trasportare 10 tonnellate di carico pagante (non molte, in verità). La velocità massima è di 145 km/h (10 più dell’Hindenburg). È dotato di alcune slitte che gli consentono di atterrare quasi ovunque e può restare in volo per cinque giorni di fila. L’area di carico, divisa in quattro sezioni, può essere configurata per vari usi, anche contemporanei: dai voli turistici di lusso (circa 20 persone, oppure un mega appartamento unico….), alle attività di sorveglianza/monitoraggio (sicurezza di polizia, raccolta dati in agricoltura, meteorologia…), al trasporto merci, soprattutto verso località impervie (es.: soccorsi umanitari). Il consumo di carburante è pari a un terzo di quello che avrebbe un aereo con caratteristiche simili.
La HAV sta anche progettando l’Airlander-50, una versione più grande, destinata solo al trasporto merci, con una lunghezza di 120 metri, un volume di 100mila metri cubi e una capacità di carico di circa 60 tonnellate.
Considerato che la HAV sta pensando di installare motori elettrici a bordo, al posto dei propulsori convenzionali, l’Airlander-10 offrirà una nuova esperienza di volo: lenta, ecologica, silenziosa, ultrapanoramica. Probabilmente non saranno pochi i ricchi clienti che vorranno provare il piacere di sorvolare l’Himalaya, l’Antartide o il Grand Canyon vedendoli da vicino, lentamente e in pieno comfort. Forse l’era dei dirigibili non è finita e si tornerà all’idea dei voli-vacanza in grande stile, sicuramente molto diversi dai voli odierni, tanto veloci ed efficienti per andare da A e B, quanto scomodi e stressanti.
© 2019, Thema International
C’erano una volta i dirigibili…ma stanno tornando…
Il 6 maggio del 1937 il più grande oggetto volante mai costruito, il dirigibile Hindenburg costruito dalla società tedesca Zeppelin, prese fuoco durante le operazioni di attracco nel New Jersey, dopo la traversata dell’Atlantico verso gli Stati Uniti. Nel giro di trenta secondi, l’enorme struttura fu completamente distrutta e 36 persone persero la vita.
Al momento della tragedia, a bordo c’erano 97 persone (36 passeggeri e 61 membri di equipaggio). Morirono 13 passeggeri e 22 addetti di bordo, più una persona a terra. Si salvarono in 61. Il volo era iniziato tre giorni prima, con partenza da Francoforte. Una suggestiva crociera transatlantica per pochi privilegiati: il biglietto di sola andata costava l’equivalente di 6800 dollari attuali…
L’Hindenburg era un gioiello della tecnica: lungo 245 metri (tre volte un Boeing 747), aveva un diametro di 41 metri, una velocità di crociera di 135 km/h ed interni molto eleganti, in stile razionalista. La grande area passeggeri, inglobata nella parte inferiore dell’involucro, aveva una lunga sala da pranzo, un ampio soggiorno (con pianoforte), un bar, una sala lettura, altri spazi di contorno e 25 cabine doppie (analoghe a quelle di un treno).
Le cause della tragedia non furono mai pienamente accertate. Nelle ultime miglia sopra il New Jersey, l’Hindenburg attraversò una zona molto umida poiché vi era stato un forte temporale sino a pochi minuti prima. In tal modo – ipotizzano gli esperti – l’aeronave si caricò di energia elettrostatica e quando l’Hindenburg venne ancorato via cavo al pilone di ormeggio, quest’ultimo, bagnatosi durante il temporale, agì da conduttore a terra provocando una scintilla che entrò in contatto con l’idrogeno. Comunque sia, la fiammata fu enorme e si estese con rapidità impressionante a tutta la struttura. L’Hindenburg era stato progettato per essere riempito con l’elio, ma le leggi americane vietavano l’ingresso nel paese di questo gas e ciò aveva costretto i tedeschi ad usare l’idrogeno, che presentava rischi notevoli ma permetteva anche di realizzare un’area passeggeri più ampia.
L’incidente ebbe grande risonanza in tutto il mondo, grazie anche al fatto che la scena fu ripresa dalle cineprese e riferita in diretta da un conduttore radiofonico. La vicenda decretò la fine dell’epoca dei dirigibili: tre anni dopo, gli enormi hangar della Zeppelin a Francoforte furono smantellati e mai più ricostruiti.
Anche se da molti anni si torna periodicamente a parlare della rinascita dei dirigibili, ben poche iniziative in tal senso si sono concretizzate. I dirigibili hanno caratteristiche quasi opposte a quelle degli aerei, con annessi vantaggi e svantaggi: dimensioni enormi, poca capacità di carico rispetto al volume complessivo, bassissima velocità e bassi consumi di carburante, difficoltà a gestire la traiettoria in condizioni di forte vento, bassa rumorosità, decollo e atterraggio senza l’uso di lunghe piste.
Nel campo del trasporto merci, i grandi dirigibili non hanno avuto, almeno sinora, molte possibilità di sviluppo. Maggiore il carico trasportato, maggiori sono i ricavi di esercizio, ma cresce in modo esponenziale anche il volume totale dell’aeromobile, nonché i suoi costi di costruzione e manutenzione. Inoltre, si rende necessario avere hangar molto grandi, con notevoli spazi esterni liberi da ostacoli. Condizioni non facili da realizzare in prossimità di snodi ferroviari o autostradali.
Tutto diventa molto più semplice quando si tratta di piccoli dirigibili che trasportano solo poche persone. Un esempio di questo tipo sono i famosi dirigibili della Good Year, che fino a trent’anni fa sorvolavano anche i cieli di Roma. Lo scopo era solamente quello di promuovere il marchio dell’azienda, anche se occasionalmente alcuni turisti venivano ospitati a bordo. Tutt’oggi, la Good Year gestisce tre piccoli dirigibili di stanza negli Stati Uniti, sempre e solo per fini di marketing aziendale.
Tuttavia, un’importante novità arriva dal Regno Unito. Un’azienda privata, la HAV-Hybrid Air Vehicles, ha finalmente ottenuto, dopo vari anni di sperimentazione, l’approvazione delle autorità aeronautiche per il suo Airlander-10, un innovativo dirigibile “ibrido” di medie dimensioni. La particolarità deriva dal fatto che la sua spinta verso l’alto dipende per circa il 60% dal trasporto di un gas più leggero dell’aria (l’elio) e per il restante 40% circa dalla forza aerodinamica generata da alcune ali fisse, oltre che dalla stessa forma ovale dell’involucro (sia le ali che la forma sfruttano il principio della portanza aerodinamica).
La combinazione tra dirigibile e aereo consente di avere un miglior rapporto tra volume e carico trasportato, tenendo bassi i consumi di carburante e i costi complessivi di gestione. L’Airlander 10 è lungo 92 metri, largo 43 e alto 26, ha un volume di 38mila metri cubi (contro i 200mila dell’Hindenburg) e può trasportare 10 tonnellate di carico pagante (non molte, in verità). La velocità massima è di 145 km/h (10 più dell’Hindenburg). È dotato di alcune slitte che gli consentono di atterrare quasi ovunque e può restare in volo per cinque giorni di fila. L’area di carico, divisa in quattro sezioni, può essere configurata per vari usi, anche contemporanei: dai voli turistici di lusso (circa 20 persone, oppure un mega appartamento unico….), alle attività di sorveglianza/monitoraggio (sicurezza di polizia, raccolta dati in agricoltura, meteorologia…), al trasporto merci, soprattutto verso località impervie (es.: soccorsi umanitari). Il consumo di carburante è pari a un terzo di quello che avrebbe un aereo con caratteristiche simili.
La HAV sta anche progettando l’Airlander-50, una versione più grande, destinata solo al trasporto merci, con una lunghezza di 120 metri, un volume di 100mila metri cubi e una capacità di carico di circa 60 tonnellate.
Considerato che la HAV sta pensando di installare motori elettrici a bordo, al posto dei propulsori convenzionali, l’Airlander-10 offrirà una nuova esperienza di volo: lenta, ecologica, silenziosa, ultrapanoramica. Probabilmente non saranno pochi i ricchi clienti che vorranno provare il piacere di sorvolare l’Himalaya, l’Antartide o il Grand Canyon vedendoli da vicino, lentamente e in pieno comfort. Forse l’era dei dirigibili non è finita e si tornerà all’idea dei voli-vacanza in grande stile, sicuramente molto diversi dai voli odierni, tanto veloci ed efficienti per andare da A e B, quanto scomodi e stressanti.
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