Giovani e agricoltura, un binomio che funziona
L’agricoltura italiana dà segni di inattesa vitalità, pur restando il settore di gran lunga più piccolo dell’economia nazionale (ma è una situazione invariata da almeno 50 anni).
Edagricole, la principale casa editrice italiana specializzata nel settore agricolo, ha creato da pochi giorni, in collaborazione con Nomisma, l’Osservatorio Giovani Agricoltori. Lo scopo è di raccontare le migliori esperienze di agricoltura avviate da giovani imprenditori in Italia e creare un centro di competenze nello sviluppo dell’imprenditoria giovanile in questo settore, anche attraverso consulenze e servizi, sviluppo software, corsi di formazione.
Come riferisce Denis Pantini, direttore area agroalimentare di Nomisma, le imprese agricole condotte da giovani fino a 35 anni rappresentano meno del 10% del totale nazionale, ma “mostrano performance economiche doppie rispetto alla media, con valori della produzione vicini a 100mila euro per azienda contro i 45mila della media del settore. Gestiscono imprese mediamente più strutturate (20 ettari contro gli 11 della media nazionale) e diversificate, grazie ad un approccio al mercato più innovativo e tecnologico che permette loro di superare le alte barriere all’ingresso nel settore, prima fra tutte l’elevato costo del terreno”.
In totale, le imprese agricole gestite da giovani sono circa 55mila (su 560mila esistenti), con una crescita del 14% rispetto a tra anni or sono. Il valore medio della produzione (ricavi di vendita + variazione algebrica delle giacenze di magazzino) è di 99mila euro, contro una media Ue di 55mila (ma va detto che in Francia il valore è di 170mila euro e in Germania di 198mila euro).
I settori produttivi con la maggior incidenza di capi azienda sotto i 35 anni sono quello avicolo e del latte (10% in entrambi i casi), quello orticolo (8%), l’allevamento suini (6%), il settore frutticolo e quello vitivinicolo (5%). Risulta marginale l’incidenza dei giovani nelle imprese cerealicole ed olivicole. Presumibilmente, la scarsa redditività rende questi settori poco interessanti per i giovani che vogliono avviare una nuova attività.
La maggior incidenza di giovani si trova, invece, nei settori dell’agriturismo, della trasformazione prodotti agricoli e del contoterzismo (fornitura di servizi ad altre imprese agricole). Un segnale importante circa l’interesse dei giovani per l’agricoltura si desume dall’aumento delle immatricolazioni nelle facoltà di agraria e veterinaria, in controtendenza rispetto a quasi tutte le altre facoltà.
In questo quadro positivo, il punto debole è la difficoltà, per i giovani, nell’affrontare gli elevati costi di impianto, cioè l’acquisto del terreno e quello dei macchinari. Non a caso, la metà dei terreni in capo a giovani agricoltori è acquisita in affitto, mentre la proprietà incide solo per il 38%, contro il 55% che si registra fra gli imprenditori di età compresa tra 41 e 64 anni.
L’esperienza e lo standard professionale di Edagricola e di Nomisma lascia ben sperare che il neonato Osservatorio riesca a stimolare nuovi giovani ad entrare in agricoltura, fornire loro informazioni utili e assistere coloro che già sono dentro a migliorare i livelli di redditività. Non resta che augurare il miglior successo a questa iniziativa.
© 2018, Thema International
Giovani e agricoltura, un binomio che funziona
L’agricoltura italiana dà segni di inattesa vitalità, pur restando il settore di gran lunga più piccolo dell’economia nazionale (ma è una situazione invariata da almeno 50 anni).
Edagricole, la principale casa editrice italiana specializzata nel settore agricolo, ha creato da pochi giorni, in collaborazione con Nomisma, l’Osservatorio Giovani Agricoltori. Lo scopo è di raccontare le migliori esperienze di agricoltura avviate da giovani imprenditori in Italia e creare un centro di competenze nello sviluppo dell’imprenditoria giovanile in questo settore, anche attraverso consulenze e servizi, sviluppo software, corsi di formazione.
Come riferisce Denis Pantini, direttore area agroalimentare di Nomisma, le imprese agricole condotte da giovani fino a 35 anni rappresentano meno del 10% del totale nazionale, ma “mostrano performance economiche doppie rispetto alla media, con valori della produzione vicini a 100mila euro per azienda contro i 45mila della media del settore. Gestiscono imprese mediamente più strutturate (20 ettari contro gli 11 della media nazionale) e diversificate, grazie ad un approccio al mercato più innovativo e tecnologico che permette loro di superare le alte barriere all’ingresso nel settore, prima fra tutte l’elevato costo del terreno”.
In totale, le imprese agricole gestite da giovani sono circa 55mila (su 560mila esistenti), con una crescita del 14% rispetto a tra anni or sono. Il valore medio della produzione (ricavi di vendita + variazione algebrica delle giacenze di magazzino) è di 99mila euro, contro una media Ue di 55mila (ma va detto che in Francia il valore è di 170mila euro e in Germania di 198mila euro).
I settori produttivi con la maggior incidenza di capi azienda sotto i 35 anni sono quello avicolo e del latte (10% in entrambi i casi), quello orticolo (8%), l’allevamento suini (6%), il settore frutticolo e quello vitivinicolo (5%). Risulta marginale l’incidenza dei giovani nelle imprese cerealicole ed olivicole. Presumibilmente, la scarsa redditività rende questi settori poco interessanti per i giovani che vogliono avviare una nuova attività.
La maggior incidenza di giovani si trova, invece, nei settori dell’agriturismo, della trasformazione prodotti agricoli e del contoterzismo (fornitura di servizi ad altre imprese agricole). Un segnale importante circa l’interesse dei giovani per l’agricoltura si desume dall’aumento delle immatricolazioni nelle facoltà di agraria e veterinaria, in controtendenza rispetto a quasi tutte le altre facoltà.
In questo quadro positivo, il punto debole è la difficoltà, per i giovani, nell’affrontare gli elevati costi di impianto, cioè l’acquisto del terreno e quello dei macchinari. Non a caso, la metà dei terreni in capo a giovani agricoltori è acquisita in affitto, mentre la proprietà incide solo per il 38%, contro il 55% che si registra fra gli imprenditori di età compresa tra 41 e 64 anni.
L’esperienza e lo standard professionale di Edagricola e di Nomisma lascia ben sperare che il neonato Osservatorio riesca a stimolare nuovi giovani ad entrare in agricoltura, fornire loro informazioni utili e assistere coloro che già sono dentro a migliorare i livelli di redditività. Non resta che augurare il miglior successo a questa iniziativa.
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