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I medici stranieri in Italia: malpagati, ma indispensabili

Non conta quanto siano bravi, professionali o esperti. I medici stranieri residenti in Italia, quando lavorano presso strutture sanitarie private del nostro paese, vengono pagati poco e/o in ritardo. La denuncia arriva dall’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi): “Nei primi cinque mesi del 2019, 70 professionisti si sono rivolti alla nostra associazione segnalando situazioni di lavoro sottopagato”, spiega il dottor Foad Aodi, presidente dell’Amsi. Un esempio? “Se il minimo contrattuale prevede almeno 18 euro per una prestazione oraria, in certi casi si arriva anche a soli 7 euro. E la situazione non è troppo diversa per gli infermieri stranieri che operano nel nostro paese: secondo quanto ci risulta da una cinquantina di denunce che abbiamo raccolto, per loro la media dei compensi è anche più bassa, potendo scendere anche fino a 5 euro l’ora”.

Come si giustificano le strutture sanitarie private? “Le motivazioni sono sempre le stesse: anzitutto la crisi economica, che impedirebbe di retribuire adeguatamente i medici secondo quanto previsto dal contratto nazionale di categoria. In altri casi la responsabilità viene scaricata sulle gestioni precedenti, oppure si lega il problema alla necessità di pagare ingenti premi assicurativi”, continua il presidente Aodi.

Secondo il contratto Cimop (Confederazione italiana medici ospedalità privata) valido per il settore privato, la paga oraria per i medici dipendenti varia da un minimo di 18,36 euro lordi ad un massimo di 30,81 euro. Ecco dunque un altro motivo per cui “rispetto al totale di 3mila richieste in un anno di medici stranieri giunte all'Amsi da parte delle Regioni italiane, solo il 20-25% si è concluso con un’assunzione”, fa notare il dottor Aodi. Le Regioni cercano, ma i medici stranieri si tirano indietro. Inoltre, molti di costoro non accettano un’eventuale proposta di assunzione perché i contratti sono quasi sempre a tempo determinato per brevi periodi: “Ed è difficile biasimarli. Cambiare città e residenza per un impiego che magari dura solo 6-8 mesi non è semplice per nessuno”, osserva Aodi. “La verità è una sola: il fenomeno del lavoro medico sottopagato va combattuto, perché offende la dignità della persona e dei lavoratori”. Inoltre, spinge verso la dequalificazione professionale, che prima o poi è destinata a tradursi in una minore capacità di curare le malattie e gli infortuni dei pazienti.

Quasi certamente, l’alta incidenza di medici stranieri nelle strutture private, e i loro scarsi compensi, sono dovuti al fatto che per poter sostenere concorsi pubblici (nella sanità come altrove) vige l’obbligo della cittadinanza italiana, un requisito che molti medici stranieri ancora non hanno maturato.

Tutto ciò, nonostante si registri una forte carenza di medici nelle strutture pubbliche e presso i centri di pronto soccorso. Inoltre, come afferma un comunicato dell’Amsi, “negli ultimi tre anni, a numerosi concorsi non si è presentato il numero richiesto di medici specialisti, talché a volte i concorsi rimangono senza partecipanti”.

L’associazione auspica che il governo italiano accolga le sue proposte per un’immigrazione programmata. L’idea sarebbe di consentire ai medici di origine straniera che esercitano in Italia da più di 5 anni, purché in regola con tutti i requisiti (laurea e specializzazione riconosciute, iscrizione all’Ordine), l’accesso ai concorsi pubblici, con l’impegno, da parte dei vincitori, di fare richiesta per ottenere la cittadinanza italiana.

D’altro canto, diversi altri paesi europei offrono condizioni economiche e burocratiche vantaggiose ai medici stranieri, essendo ormai indispensabile fronteggiare la grave riduzione nel numero di medici in attività, un fenomeno che sta assumendo dimensioni su scala mondiale.

Secondo una ricerca effettuata dall’Amsi a inizio di quest’anno, vi sarebbero in Italia circa 80mila professionisti sanitari di origine straniera, dei quali 20mila medici-chirurghi, 40mila infermieri, cinquemila fisioterapisti, quattromila farmacisti, mille psicologi, 250 podologi, 250 logopedisti, più varie altre categorie professionali meno rappresentate.

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