Il Commonwealth non sostituirà l’Unione Europea, ma può svolgere un ruolo importante
Il 12 marzo scorso si è celebrato il Commonwealth Day [1], l’annuale ricorrenza dell’organizzazione che comprende 53 nazioni ed è presieduta dal sovrano del Regno Unito. Tra i tanti eventi, un rito multireligioso nell’abbazia di Westminster ha visto la partecipazione della regina e di altri membri della famiglia reale. Il Commonwealth può svolgere un ruolo economico di grande rilievo, ma la notizia, a quanto pare, è sfuggita al mondo del business.
Il Commonwealth, che comprende perlopiù ex colonie britanniche, annovera una popolazione di oltre due miliardi di persone (il 90% è residente in India e in Africa) ed ha un’estensione territoriale pari al 20% delle terre emerse. Malgrado le sue dimensioni, numerosi paesi del Commonwealth versano in uno stato di relativa arretratezza economica, visto che l’organizzazione, nel suo complesso, incide per appena il 15% della produzione e il 14% del commercio a livello mondiale.

I paesi del Commonwealth (in verde scuro)
Dopo il referendum sulla Brexit, alcuni hanno pensato che il Commonwealth potesse sostituire l’Unione Europea. Non è un paragone corretto: il Commonwealth non è mai stato un mercato unico e non è nato per fini economici. I paesi del Commonwealth sono uniti da una tradizione e da una storia comuni, oltre che dagli ideali di democrazia e dal rispetto dei diritti umani. Al contrario, le ragioni dell’esistenza dell’Unione Europea, risalenti ai Trattati di Roma del 1957, sono puramente economiche.

La bandiera del Commonwealth.
Il summit dei paesi del Commonwealth, cui parteciperanno 53 capi di governo, si terrà a Londra ad aprile 2018. Quale ruolo economico può svolgere l’organizzazione, dopo che il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea? Sono tre, a mio parere, le aree più interessanti da considerare.
In primo luogo, il Commonwealth dovrebbe puntare a stimolare gli scambi commerciali tra i suoi Stati membri. Anche se non è pensabile un totale rimpiazzo dell’Unione Europea (il Commonwealth non è un’unione commerciale e i suoi paesi sono sparsi ai quattro angoli del globo), si può certamente fare molto di più.
Il valore degli scambi commerciali tra i paesi del Commonwealth, pari all’11% delle esportazioni mondiali nel 1950, è sceso all’1,9% nel 1990, mostrando una lieve ripresa nel 2015, quando è risalito al 2,3%. I paesi trainanti sono il Regno Unito, l’Australia e il Canada, seguiti da India, Malesia e Singapore. Tuttavia, fra i paesi membri ve ne sono diversi in forte crescita, il che dovrebbe determinare un aumento della quota a livello globale negli anni a venire. Alcune iniziative possono sostenere la crescita, come la Commonwealth Trade Finance Facility (CTFF) [2] firmata nel 2016, ma occorre anche promuovere una cultura maggiormente orientata all’export.
All’indomani della Brexit, le relazioni tra il Regno Unito e i paesi del Commonwealth saranno fondamentali per costruire il nostro futuro economico. Il continente europeo costituirà sempre il nostro principale mercato di riferimento, ma anche il resto del mondo può offrire ottime opportunità di sviluppo. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, il 90% della crescita, nei prossimi dieci anni, non proverrà dal mercato europeo. Il Regno Unito si trova nelle condizioni ideali per capitalizzare i legami con numerosi paesi del Commonwealth e rinsaldare i vincoli commerciali con nazioni-chiave come l’India, l’Australia e la Nuova Zelanda.
La seconda area da sostenere è l’imprenditoria. Come fondatore di Travelex, un’agenzia internazionale di cambio valute, il mio business si è sviluppato nei paesi del Commonwealth. La creazione e lo sviluppo di Travelex in Australia, a partire da quattro grandi aereoporti, fu una delle operazioni di maggior successo all’estero. Pur non lavorando più in quest’azienda, sono estremamente orgoglioso che Travelex abbia filiali in otto delle dieci più grandi economie dei paesi del Commonwealth. Se le aziende britanniche cercheranno opportunità commerciali e di investimento al di là dei confini europei, diversi paesi del Commonwealth risulteranno particolarmente attraenti. Doddle, l’azienda di servizi di cui sono proprietario, quest’anno proverà a espandersi in Australia, che a nostro parere è un mercato dall’enorme potenziale.
La terza area riguarda le possibilità di lavoro nei paesi del Commonwealth, soprattutto per i più giovani. Il 60% circa della popolazione del Commonwealth ha meno di trent’anni e offrire lavoro a questa fascia di popolazione sarà un fattore cruciale per lo sviluppo di tutti i paesi dell’unione. Mentre il tasso di disoccupazione nel Regno Unito è relativamente basso (ma non abbastanza), situandosi al 12,1%, i tassi di disoccupazione di altri paesi del Commonwealth sono molto più elevati. Il Sudafrica registra il dato peggiore, con un tasso di disoccupazione del 53,6% nella fascia di popolazione dai 15 ai 24 anni.
Il Prince’s Trust International [3], l’ente di beneficienza di cui sono presidente, sta cercando di affrontare il problema in diversi paesi del Commonwealth, grazie a programmi mirati di sviluppo e formazione, in modo da consentire ai giovani di acquisire le competenze e l’autonomia per vivere bene, lavorare e guadagnare. Spero che questi giovani, in futuro, possano diventare dei partner commerciali per il Regno Unito.
Avvicinandoci al summit di aprile, l’attenzione dell’opinione pubblica sarà sempre più concentrata sulle potenzialità del Commonwealth per diventare motore dello sviluppo commerciale, imprenditoriale, professionale.
Il Commonwealth non può sostituire l’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea, ma dovrebbe e potrebbe svolgere un ruolo decisivo per il futuro economico del nostro paese.
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Nota sull'autore - Lloyd Dorfman, insignito dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE), è un imprenditore e un filantropo. Ricopre le cariche di presidente di Doddle e dell’ente di beneficienza Prince’s Trust International.
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[1] La ricorrenza cade ogni anno nel secondo lunedì di marzo - ndt.
[2] La CTFF è un fondo di garanzia per prestiti bancari erogati in favore di imprese commeriali situate nei paesi più deboli del Commonwealth. Il Fondo ha base a Malta – ndt.
[3] Il Prince’s Trust International è la fondazione filantropica fondata da Carlo d’Inghilterra nel 1976. Offre sostegno a giovani disoccupati / svantaggiati. Si stima che dal 2006 al 2016 abbia generato aiuti diretti o indiretti per circa 1,4 miliardi di sterline – ndt.
© Telegraph Media Group Limited (2018)
Il Commonwealth non sostituirà l’Unione Europea, ma può svolgere un ruolo importante
Il 12 marzo scorso si è celebrato il Commonwealth Day [1], l’annuale ricorrenza dell’organizzazione che comprende 53 nazioni ed è presieduta dal sovrano del Regno Unito. Tra i tanti eventi, un rito multireligioso nell’abbazia di Westminster ha visto la partecipazione della regina e di altri membri della famiglia reale. Il Commonwealth può svolgere un ruolo economico di grande rilievo, ma la notizia, a quanto pare, è sfuggita al mondo del business.
Il Commonwealth, che comprende perlopiù ex colonie britanniche, annovera una popolazione di oltre due miliardi di persone (il 90% è residente in India e in Africa) ed ha un’estensione territoriale pari al 20% delle terre emerse. Malgrado le sue dimensioni, numerosi paesi del Commonwealth versano in uno stato di relativa arretratezza economica, visto che l’organizzazione, nel suo complesso, incide per appena il 15% della produzione e il 14% del commercio a livello mondiale.
I paesi del Commonwealth (in verde scuro)
Dopo il referendum sulla Brexit, alcuni hanno pensato che il Commonwealth potesse sostituire l’Unione Europea. Non è un paragone corretto: il Commonwealth non è mai stato un mercato unico e non è nato per fini economici. I paesi del Commonwealth sono uniti da una tradizione e da una storia comuni, oltre che dagli ideali di democrazia e dal rispetto dei diritti umani. Al contrario, le ragioni dell’esistenza dell’Unione Europea, risalenti ai Trattati di Roma del 1957, sono puramente economiche.
La bandiera del Commonwealth.
Il summit dei paesi del Commonwealth, cui parteciperanno 53 capi di governo, si terrà a Londra ad aprile 2018. Quale ruolo economico può svolgere l’organizzazione, dopo che il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea? Sono tre, a mio parere, le aree più interessanti da considerare.
In primo luogo, il Commonwealth dovrebbe puntare a stimolare gli scambi commerciali tra i suoi Stati membri. Anche se non è pensabile un totale rimpiazzo dell’Unione Europea (il Commonwealth non è un’unione commerciale e i suoi paesi sono sparsi ai quattro angoli del globo), si può certamente fare molto di più.
Il valore degli scambi commerciali tra i paesi del Commonwealth, pari all’11% delle esportazioni mondiali nel 1950, è sceso all’1,9% nel 1990, mostrando una lieve ripresa nel 2015, quando è risalito al 2,3%. I paesi trainanti sono il Regno Unito, l’Australia e il Canada, seguiti da India, Malesia e Singapore. Tuttavia, fra i paesi membri ve ne sono diversi in forte crescita, il che dovrebbe determinare un aumento della quota a livello globale negli anni a venire. Alcune iniziative possono sostenere la crescita, come la Commonwealth Trade Finance Facility (CTFF) [2] firmata nel 2016, ma occorre anche promuovere una cultura maggiormente orientata all’export.
All’indomani della Brexit, le relazioni tra il Regno Unito e i paesi del Commonwealth saranno fondamentali per costruire il nostro futuro economico. Il continente europeo costituirà sempre il nostro principale mercato di riferimento, ma anche il resto del mondo può offrire ottime opportunità di sviluppo. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, il 90% della crescita, nei prossimi dieci anni, non proverrà dal mercato europeo. Il Regno Unito si trova nelle condizioni ideali per capitalizzare i legami con numerosi paesi del Commonwealth e rinsaldare i vincoli commerciali con nazioni-chiave come l’India, l’Australia e la Nuova Zelanda.
La seconda area da sostenere è l’imprenditoria. Come fondatore di Travelex, un’agenzia internazionale di cambio valute, il mio business si è sviluppato nei paesi del Commonwealth. La creazione e lo sviluppo di Travelex in Australia, a partire da quattro grandi aereoporti, fu una delle operazioni di maggior successo all’estero. Pur non lavorando più in quest’azienda, sono estremamente orgoglioso che Travelex abbia filiali in otto delle dieci più grandi economie dei paesi del Commonwealth. Se le aziende britanniche cercheranno opportunità commerciali e di investimento al di là dei confini europei, diversi paesi del Commonwealth risulteranno particolarmente attraenti. Doddle, l’azienda di servizi di cui sono proprietario, quest’anno proverà a espandersi in Australia, che a nostro parere è un mercato dall’enorme potenziale.
La terza area riguarda le possibilità di lavoro nei paesi del Commonwealth, soprattutto per i più giovani. Il 60% circa della popolazione del Commonwealth ha meno di trent’anni e offrire lavoro a questa fascia di popolazione sarà un fattore cruciale per lo sviluppo di tutti i paesi dell’unione. Mentre il tasso di disoccupazione nel Regno Unito è relativamente basso (ma non abbastanza), situandosi al 12,1%, i tassi di disoccupazione di altri paesi del Commonwealth sono molto più elevati. Il Sudafrica registra il dato peggiore, con un tasso di disoccupazione del 53,6% nella fascia di popolazione dai 15 ai 24 anni.
Il Prince’s Trust International [3], l’ente di beneficienza di cui sono presidente, sta cercando di affrontare il problema in diversi paesi del Commonwealth, grazie a programmi mirati di sviluppo e formazione, in modo da consentire ai giovani di acquisire le competenze e l’autonomia per vivere bene, lavorare e guadagnare. Spero che questi giovani, in futuro, possano diventare dei partner commerciali per il Regno Unito.
Avvicinandoci al summit di aprile, l’attenzione dell’opinione pubblica sarà sempre più concentrata sulle potenzialità del Commonwealth per diventare motore dello sviluppo commerciale, imprenditoriale, professionale.
Il Commonwealth non può sostituire l’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea, ma dovrebbe e potrebbe svolgere un ruolo decisivo per il futuro economico del nostro paese.
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Nota sull'autore - Lloyd Dorfman, insignito dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE), è un imprenditore e un filantropo. Ricopre le cariche di presidente di Doddle e dell’ente di beneficienza Prince’s Trust International.
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[1] La ricorrenza cade ogni anno nel secondo lunedì di marzo - ndt.
[2] La CTFF è un fondo di garanzia per prestiti bancari erogati in favore di imprese commeriali situate nei paesi più deboli del Commonwealth. Il Fondo ha base a Malta – ndt.
[3] Il Prince’s Trust International è la fondazione filantropica fondata da Carlo d’Inghilterra nel 1976. Offre sostegno a giovani disoccupati / svantaggiati. Si stima che dal 2006 al 2016 abbia generato aiuti diretti o indiretti per circa 1,4 miliardi di sterline – ndt.
© Telegraph Media Group Limited (2018)
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