Le Figaro Catherine Saint-JeanCultura traduzione: Ombretta Macchi
Con l’inaugurazione di numerosi showroom e relativi eventi collaterali, la capitale della Francia conferma la sua capacità di attrazione creativa a livello mondiale.
Philippe Brocart, presidente della Safi, società che organizza il salone Maison & Objet tenutosi qualche giorno fa a Villepinte, è sbalordito: “Erano cinque anni che non si registrava un simile dispiegamento di energie da parte degli espositori. E’ tutto un pullulare di progetti. Nuovi brand quali Chaise Nicolle, Art Made, Stilleben, Coconut & Soûl, e altri, hanno fatto la loro comparsa. Si sta osando. Forse dipende dell’effetto Macron, oppure dal fatto che oggi l’economia è in attivo, non saprei dirlo. Ma tutto questo è positivo per la città di Parigi e per il posto che la Francia occupa nel mondo”. Prova ne sia l’incremento del numero di visitatori stranieri che si sono recati al salone: + 57% per la Cina, +76% per il Messico, +10% per gli Stati Uniti, +13% per la Russia, +18% per l’India… È proprio vero, nell’universo del design e dell’arredamento, la capitale è in fermento e anche le città di provincia si danno da fare. Vitra ha recentemente lasciato il suo showroom d’origine, in rue Violet, nel XV arrondissement, per traslocare nel quartiere dell’Opéra, guadagnando maggiore visibilità. Al suo posto è subentrato RBC[1], già traino del design multibrand in varie città di provincia.
RocheBobois, in continua espansione, ha appena inaugurato una boutique interamente dedicata alle creazioni dell’architetto Bruno Moinard. Parigi sta diventando inoltre un luogo d’elezione per i grandi brand internazionali, che hanno deciso di aprire qui i loro showroom. Tutti i più grandi editori italiani hanno investito massicciamente nell’area rue du Bac-Saint-Germain-des-Près – e non esitano a scegliere la capitale per i loro eventi. La settimana scorsa, presso la gioielleria Damiani di place Vendôme, Venini ha presentato la collezione di vasi in vetro di Murano dell’architetto Peter Marino. Kartell, azienda italiana leader nell’arredamento in plastica, guarda al futuro investendo nel biotech (ndt) e coglie l’occasione per svelare il suo nuovo concept espositivo nel suo flagship store di Saint-Germain-des-Près.
Senza contare il successo che gli architetti d’interni e gli arredatori francesi, oggi più che mai con il vento in poppa, riscuotono in tutto il mondo. E la ristrutturazione di numerosi alberghi parigini ha senz’altro a che vedere con tutto questo.
Atmosfere esclusive
Se è vero che, negli ultimi anni, con l’apertura e la ristrutturazione di diversi hotel di lusso si sono accesi i riflettori su Parigi, il moltiplicarsi di ristoranti e hôtel de charme ansiosi di offrire alla loro clientela atmosfere esclusive, particolari, conviviali, non ha fatto che confermare questa tendenza. “È cominciato tutto sette anni fa, e io sono stata una delle prime con il Bus Palladium[2]" ricorda l’onnipresente architetto d’interni Laura Gonzalez (ha ridisegnato gli interni di moltissimi locali parigini – ndt). Dobbiamo a lei la rivisitazione dell’Alcazar e della brasserie La Lorraine, il Christine – il suo primo hotel, che a Saint-Germain-des-Près rappresenta un mondo a parte – e anche l’86Champs, il concept store degli Champs-Elysées che riunisce L’Occitane e Pierre Hermé[3]. “Gli alberghi e i ristoranti incarnano la vita. Le boutiques sono una cosa a parte. È interessante notare come una giovane generazione di donne architetto-arredatrici abbia ampiamente partecipato a questa avventura”.
Sulla scia di Inda Mahdavi[4], oltre naturalmente a Laura Gonzalez, figurano anche Dorothée Milichzon, Sarah Lavoine e molte altre. Anche gli uomini, comunque, se la cavano piuttosto bene. “La reputazione di Joseph Dirand è decisamente esplosa con Monsieur Bleu – il ristorante del Palais de Tokyo”, secondo il giudizio di Laura Gonzalez. Risulta quindi chiaro che Parigi, nell’arte del vivere, continua a dettare i canoni dello charme e della modernità. E il risultato è sotto i nostri occhi: gli arredatori e i designer francesi sono molto richiesti all’estero. Un’ottima notizia!
[1] Per i trent’anni anni del brand, Franck Argentin ha chiesto al celebre architetto Jean Nouvel di riconcepire lo spazio di 1000 mq lasciato libero da Vitra - ndt.
[2] Leggendaria discoteca di Parigi - ndt.
[3] Noto pasticcere francese, World Best Pastry Chef 2016, da molti definito il Picasso o il Dior della pasticceria - ndt.
[4] Archistar parigina dell’arredamento, di origine iraniana - ndt.
Il design a lettere "capitali"
Con l’inaugurazione di numerosi showroom e relativi eventi collaterali, la capitale della Francia conferma la sua capacità di attrazione creativa a livello mondiale.
Philippe Brocart, presidente della Safi, società che organizza il salone Maison & Objet tenutosi qualche giorno fa a Villepinte, è sbalordito: “Erano cinque anni che non si registrava un simile dispiegamento di energie da parte degli espositori. E’ tutto un pullulare di progetti. Nuovi brand quali Chaise Nicolle, Art Made, Stilleben, Coconut & Soûl, e altri, hanno fatto la loro comparsa. Si sta osando. Forse dipende dell’effetto Macron, oppure dal fatto che oggi l’economia è in attivo, non saprei dirlo. Ma tutto questo è positivo per la città di Parigi e per il posto che la Francia occupa nel mondo”. Prova ne sia l’incremento del numero di visitatori stranieri che si sono recati al salone: + 57% per la Cina, +76% per il Messico, +10% per gli Stati Uniti, +13% per la Russia, +18% per l’India… È proprio vero, nell’universo del design e dell’arredamento, la capitale è in fermento e anche le città di provincia si danno da fare. Vitra ha recentemente lasciato il suo showroom d’origine, in rue Violet, nel XV arrondissement, per traslocare nel quartiere dell’Opéra, guadagnando maggiore visibilità. Al suo posto è subentrato RBC[1], già traino del design multibrand in varie città di provincia.
RocheBobois, in continua espansione, ha appena inaugurato una boutique interamente dedicata alle creazioni dell’architetto Bruno Moinard. Parigi sta diventando inoltre un luogo d’elezione per i grandi brand internazionali, che hanno deciso di aprire qui i loro showroom. Tutti i più grandi editori italiani hanno investito massicciamente nell’area rue du Bac-Saint-Germain-des-Près – e non esitano a scegliere la capitale per i loro eventi. La settimana scorsa, presso la gioielleria Damiani di place Vendôme, Venini ha presentato la collezione di vasi in vetro di Murano dell’architetto Peter Marino. Kartell, azienda italiana leader nell’arredamento in plastica, guarda al futuro investendo nel biotech (ndt) e coglie l’occasione per svelare il suo nuovo concept espositivo nel suo flagship store di Saint-Germain-des-Près.
Senza contare il successo che gli architetti d’interni e gli arredatori francesi, oggi più che mai con il vento in poppa, riscuotono in tutto il mondo. E la ristrutturazione di numerosi alberghi parigini ha senz’altro a che vedere con tutto questo.
Atmosfere esclusive
Se è vero che, negli ultimi anni, con l’apertura e la ristrutturazione di diversi hotel di lusso si sono accesi i riflettori su Parigi, il moltiplicarsi di ristoranti e hôtel de charme ansiosi di offrire alla loro clientela atmosfere esclusive, particolari, conviviali, non ha fatto che confermare questa tendenza. “È cominciato tutto sette anni fa, e io sono stata una delle prime con il Bus Palladium[2]" ricorda l’onnipresente architetto d’interni Laura Gonzalez (ha ridisegnato gli interni di moltissimi locali parigini – ndt). Dobbiamo a lei la rivisitazione dell’Alcazar e della brasserie La Lorraine, il Christine – il suo primo hotel, che a Saint-Germain-des-Près rappresenta un mondo a parte – e anche l’86Champs, il concept store degli Champs-Elysées che riunisce L’Occitane e Pierre Hermé[3]. “Gli alberghi e i ristoranti incarnano la vita. Le boutiques sono una cosa a parte. È interessante notare come una giovane generazione di donne architetto-arredatrici abbia ampiamente partecipato a questa avventura”.
Sulla scia di Inda Mahdavi[4], oltre naturalmente a Laura Gonzalez, figurano anche Dorothée Milichzon, Sarah Lavoine e molte altre. Anche gli uomini, comunque, se la cavano piuttosto bene. “La reputazione di Joseph Dirand è decisamente esplosa con Monsieur Bleu – il ristorante del Palais de Tokyo”, secondo il giudizio di Laura Gonzalez. Risulta quindi chiaro che Parigi, nell’arte del vivere, continua a dettare i canoni dello charme e della modernità. E il risultato è sotto i nostri occhi: gli arredatori e i designer francesi sono molto richiesti all’estero. Un’ottima notizia!
[1] Per i trent’anni anni del brand, Franck Argentin ha chiesto al celebre architetto Jean Nouvel di riconcepire lo spazio di 1000 mq lasciato libero da Vitra - ndt.
[2] Leggendaria discoteca di Parigi - ndt.
[3] Noto pasticcere francese, World Best Pastry Chef 2016, da molti definito il Picasso o il Dior della pasticceria - ndt.
[4] Archistar parigina dell’arredamento, di origine iraniana - ndt.
© Catherine Saint-Jean, 2018, Le Figaro
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