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Il ministro dell’Istruzione francese difende l’uso della divisa a scuola

Questa pratica è oggi molto poco diffusa. Tuttavia il 60% dei francesi si dice favorevole.

Marc Ternisien, direttore della scuola media cattolica Jeanne-d’Arc di Castelsarrasin (dipartimento Tarn e Garonna), ha deciso, con l’inizio del nuovo anno scolastico, di rendere obbligatoria la divisa all’interno del suo istituto.

Quindi, da quest’anno, agli alunni si chiede di indossare una felpa con cappuccio blu, recante il logo della scuola, un maglione e una polo sulla quale campeggia il motto dell’istituto - “La carità prima di ogni altra cosa” - per una spesa complessiva di 107 euro a persona.

Ternisien spiega che questa proposta è giunta da “diversi genitori” i quali, visto che il regolamento interno era già piuttosto severo in merito alle raccomandazioni sul modo di vestire, “hanno fatto esplicita richiesta di andare fino in fondo”. Il direttore della scuola, più che favorevole alla divisa, critica le “differenze sociali sempre più evidenti, specialmente durante la ricreazione”, e gli stessi ragazzi, “diventati ormai dei brand ambulanti”.

Trascorsi tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico, egli ritiene che “la divisa stia creando un sentimento di appartenenza”. Una conseguenza che “non era stata contemplata” è che gli insegnanti e gli alunni “si sono trovati costretti a guardarsi molto di più negli occhi e a memorizzare i loro volti. È finito il tempo in cui si poteva identificare un’allieva chiamandola la piccola Lucie-verde-acido!”. Le critiche, sempre secondo il direttore, sono scarse e provengono da genitori ed insegnanti ostili verso ciò che a loro appare come una volontà di uniformare.

Anche il ministro dell’Istruzione francese, Jean-Michel Blanquer, sembra essere d’accordo con la reintroduzione di questa pratica, stando ad una sua dichiarazione rilasciata al programma Grand Jury RTL-Le Figaro-LCI lo scorso 17 dicembre, secondo la quale “è necessario consentire agli istituti che lo desiderino andare avanti su questa strada”. Sebbene, secondo i sondaggi, il 60% dei francesi si dichiari favorevole a questa misura, il dibattito sull’argomento è vivo da molto tempo. Già nel 1993 l’allora ministro dell’Istruzione, Xavier Darcos, aveva affrontato la questione nell’ambito di una polemica sui simboli religiosi nelle scuole. L’introduzione della divisa scolastica è sempre stata un cavallo di battaglia della Destra, al punto da essere diventata un suo valore identitario ed essere quindi quasi sempre presente nelle promesse elettorali dei candidati Republicains.

In realtà, da sempre, ogni istituto, sia esso pubblico o privato, può prevedere la divisa nel proprio regolamento interno. Malgrado ciò - e in mancanza di richieste specifiche da parte di genitori ed insegnanti - sono pochissimi gli istituti che hanno adottato questa misura. La divisa, pur essendo generalmente relegata, per ragioni storiche, ad una decina di istituti pubblici di ispirazione militare (ad esempio il collegio della Legion d’onore) e ai sette licei militari, a partire dagli anni ‘80 è stata adottata anche da un terzo dei licei presenti nei Dipartimenti d’oltremare. E, più recentemente, anche dal Collegio di Sourdun[1], spesso citato dai mass media e voluto a suo tempo da Nicolas Sarkozy. Anche la scuola media statale Pierre-de-Fermat di Toulouse aveva tentato di imporre l’uso della divisa, ma un cambio di direttore ha fatto cadere il progetto nel dimenticatoio.

Se nell’insegnamento privato il grembiule – in auge fino al 1968 – è diventato desueto, oggi esistono decine di scuole elementari e medie che continuano a volerne mantenere l’uso. È quanto riscontra Karine Peyre de Sabrègues - direttrice della ditta Blouses et Tabliers, che rifornisce di bluse e grembiuli una quindicina di istituti – secondo cui si assiste ad una leggera ripresa della domanda da tre anni a questa parte. Dal canto suo, l’associazione delle scuole cattoliche dichiara che tra i direttori di questi istituti l’intenzione di introdurre la divisa è “relativamente stabile” ed è soprattutto legata alla volontà di opporsi all’onnipresenza dei brand.


[1] Collegio speciale, riservato agli studenti meritevoli delle periferie di Parigi, di cui l’attuale ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, è stato il primo preside - NdT.

© Marie-Estelle Pech, 2017, Le Figaro