I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.
Thema international logo
Content
Top

L’alta moda è la vera “edizione limitata”

Mentre il prêt-à-porter non parla d’altro che di “collaborazioni” (tra i marchi di abbigliamento), l’alta moda rappresenta la vera creatività, del genere più raro che esista. E la si ritrova solo a Parigi.

Domenica 1 luglio 2018, presso l’ambasciata britannica a Parigi, il nuovo presidente di Dior, Pietro Beccari, ha annunciato che nel febbraio 2019 il Victoria & Albert Museum presenterà un nuovo allestimento della mostra “Christian Dior, sartoria da sogno”, che nel 2017 ha battuto il record di presenze al Museo delle Arti decorative di Parigi (più di 700.000 visitatori in sei mesi). Lunedì 2 luglio 2018, nei giardini del Museo Rodin, nel padiglione Dior Haute Couture è stata riprodotta una delle sale simbolo di questo evento a tema, con un’installazione di centinaia di tessuti bianchi estratti dall’archivio Dior. “Quando realizziamo un abito di alta moda, non esistono taglie o modelli diversi: l’abito è il riflesso di un’unica visione comune”, spiega Maria Grazia Chiuri, la direttrice artistica della casa francese. “Attualmente, la moda parla solo di ‘collezioni capsula’ [1]. Quindi oggi la haute couture è la più limitata delle edizioni limitate, la più esclusiva delle edizioni esclusive, poiché viene creata in collaborazione con gli atelier: gli unici laboratori al mondo che possiedono le competenze necessarie alle grandi creazioni sartoriali” (realizzate su misura per ogni cliente - ndt).

L’unicità della haute couture diventa allora l’essenza delle ultime collezioni. Sul moodboard [2] di Madame Chiuri, immagini di piccole mani e del libro Atelier di Elisabetta Orsini. “L’atelier di un sarto è simile a quello di un pittore o di uno scrittore: è un luogo in cui l’artista può esprimere i propri desideri, creare e distruggere come meglio crede”, aggiunge. “È nostro compito trasmettere questa peculiarità alle nuove generazioni. In passato, le clienti educavano le loro figlie a tali valori. Oggi, se vogliamo conquistare un pubblico più ampio, dobbiamo mostrare i tesori della cultura sartoriale alle donne che non hanno ricevuto gli stessi insegnamenti. In Francia e in Italia siamo cresciuti con questo patrimonio di conoscenze e competenze, che però in altri paesi resta sconosciuto. Molti ritengono che l’alta moda abbia a che fare soprattutto con forme spettacolari. Ma il lusso si nasconde anche nei tessuti plissettati, nelle increspature, nella precisione del taglio, nella rifinitura delle fodere, e si tratta di elementi che sfuggono all’occhio del neofita. Questa collezione rende omaggio al grande lavoro sartoriale, a una bellezza che non mostra gli sforzi compiuti per crearla. Niente è più difficile della perfetta semplicità di un drappeggio”.

Questi principi ispiratori, proclamati alla vigilia del grande evento, spiegano la collezione di haute couture dominata da una palette nei toni del nudo: per Madame Chiuri, il colore della pelle è un colore unico, il più intimo, e solo i grandi atelier come quelli di rue François-Ier sono in grado di ricreare sul tulle la carnagione della donna che indosserà un particolare capo. “Bellissimo, bellissimo!”, esclama in italiano, di fronte all’abito color sabbia a spalline larghe in pizzo di Chantilly.

Sebbene la linea sia volutamente minimalista (perfetto in tal senso il corpetto in scuba color lampone), notiamo il virtuosismo del tessuto crespo plissé soleil di un abito ornato da una mantellina che si rivela nel movimento, e la ricercatezza tecnica del corpetto con applicazioni di velluto alla sciabola aventi motivi ispirati a una tappezzeria della Manifattura dei Gobelins. Riferimenti alla storia francese che rendono Parigi un astro della moda ancor più luminoso.

-----------------

[1] Collezione composta da pochi indumenti facilmente abbinabili tra loro – ndt.

[2] Raccolta di oggetti o immagini che forniscono l’ispirazione per la creazione di un progetto – ndt.

© Hélène Guillaume, 2018, Le Figaro