L'inedita faglia che sta separando USA e Europa
L’eruzione del vulcano Trump negli Stati Uniti sta provocando un sisma sulle due sponde dell’Atlantico.
Mai, dall’ultimo dopoguerra, un presidente americano aveva provocato tante faglie tra il Vecchio Continente e il Nuovo Mondo. Ben oltre l’Europa, è tutta la geografia, la tettonica, dell’ordine mondiale a ritrovarsi sottosopra: l’America di Trump butta via un secolo di leadership e rinuncia all’ambizione di far regnare sul mondo la Pax Americana. Gli Stati Uniti voltano le spalle all’alleanza che ha sconfitto il comunismo.
L’Europa credeva che questa alleanza fosse eterna, essendo fondata su valori condivisi e su un approccio multilaterale, scaturito dalle due guerre mondiali che costrinsero gli Stati Uniti ad uscire dal loro isolazionismo. Con Trump, il mondo fa un grande passo indietro. Lo slogan Make America Great Again ("rifacciamo grande l’America") è la “dottrina” di un’America divenuta mercantile: una visione contabile delle questioni internazionali. I commerci prevalgono sulle alleanze, i rapporti bilaterali vincono sul multilateralismo, l’imprevedibilità scalza la stabilità. In questa visione trumpiana, l’Unione Europea, “nata per approfittarsi degli Stati Uniti” (parole di Trump), diventa “probabilmente tanto dannosa quanto la Cina”, mentre la Nato è “peggio del Nafta”. Trump vede “troppe Mercedes sulla Quinta Strada e troppo poche Chevrolet in Germania”…
In attesa di vedere se da tutto ciò possa nascere un nuovo equilibrio, che fare?
Anzitutto, è ora che gli Europei, troppo a lungo indifferenti alle loro responsabilità, si facciano carico della loro difesa: nel 2017, la Germania ha destinato solo l’1,22% del suo PIL alle spese militari…un livello ben lontano del 2% richiesto dalla Nato. Per avere potere negoziale di fronte a Trump – che cerca di dividere l’Europa promettendo a ciascuno un “miglior accordo” tramite accordi bilaterali (un inganno, in sostanza -ndr) – gli Europei devono essere capaci di essere uniti sui temi fondamentali: commercio, migranti, difesa/sicurezza. E devono ritrovare un’ambizione comune per poter fronteggiare le sfide poste dalla Cina, dalla Russia, dal Medio-Oriente…e dagli Stati Uniti.
Trump lascerà la Casa Bianca al più tardi nel 2025. Ma non è detto che il vulcano del trumpismo si spegnerà con la sua uscita. L’Europa deve prendere sul serio l'eventualità che gli Stati Uniti si ripieghino su sé stessi in modo duraturo. E deve organizzarsi di conseguenza.
© Patrick Saint-Paul, 2018, Le Figaro
L'inedita faglia che sta separando USA e Europa
L’eruzione del vulcano Trump negli Stati Uniti sta provocando un sisma sulle due sponde dell’Atlantico.
Mai, dall’ultimo dopoguerra, un presidente americano aveva provocato tante faglie tra il Vecchio Continente e il Nuovo Mondo. Ben oltre l’Europa, è tutta la geografia, la tettonica, dell’ordine mondiale a ritrovarsi sottosopra: l’America di Trump butta via un secolo di leadership e rinuncia all’ambizione di far regnare sul mondo la Pax Americana. Gli Stati Uniti voltano le spalle all’alleanza che ha sconfitto il comunismo.
L’Europa credeva che questa alleanza fosse eterna, essendo fondata su valori condivisi e su un approccio multilaterale, scaturito dalle due guerre mondiali che costrinsero gli Stati Uniti ad uscire dal loro isolazionismo. Con Trump, il mondo fa un grande passo indietro. Lo slogan Make America Great Again ("rifacciamo grande l’America") è la “dottrina” di un’America divenuta mercantile: una visione contabile delle questioni internazionali. I commerci prevalgono sulle alleanze, i rapporti bilaterali vincono sul multilateralismo, l’imprevedibilità scalza la stabilità. In questa visione trumpiana, l’Unione Europea, “nata per approfittarsi degli Stati Uniti” (parole di Trump), diventa “probabilmente tanto dannosa quanto la Cina”, mentre la Nato è “peggio del Nafta”. Trump vede “troppe Mercedes sulla Quinta Strada e troppo poche Chevrolet in Germania”…
In attesa di vedere se da tutto ciò possa nascere un nuovo equilibrio, che fare?
Anzitutto, è ora che gli Europei, troppo a lungo indifferenti alle loro responsabilità, si facciano carico della loro difesa: nel 2017, la Germania ha destinato solo l’1,22% del suo PIL alle spese militari…un livello ben lontano del 2% richiesto dalla Nato. Per avere potere negoziale di fronte a Trump – che cerca di dividere l’Europa promettendo a ciascuno un “miglior accordo” tramite accordi bilaterali (un inganno, in sostanza -ndr) – gli Europei devono essere capaci di essere uniti sui temi fondamentali: commercio, migranti, difesa/sicurezza. E devono ritrovare un’ambizione comune per poter fronteggiare le sfide poste dalla Cina, dalla Russia, dal Medio-Oriente…e dagli Stati Uniti.
Trump lascerà la Casa Bianca al più tardi nel 2025. Ma non è detto che il vulcano del trumpismo si spegnerà con la sua uscita. L’Europa deve prendere sul serio l'eventualità che gli Stati Uniti si ripieghino su sé stessi in modo duraturo. E deve organizzarsi di conseguenza.
© Patrick Saint-Paul, 2018, Le Figaro
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