L'Italia è prima in Europa nella farmaceutica
Primato europeo per l’Italia in campo farmaceutico.
I dati, emersi in occasione dell’assemblea di Farmindustria, che ha celebrato i quarant’anni di attività, hanno rivelato che negli ultimi tre anni il nostro Paese ha registrato in questo settore una crescita più alta del previsto. Le basi industriali, dislocate principalmente nel centro-nord, comprendono anche alcuni poli di eccellenza collocati nel meridione. Un successo dovuto al boom dell’export dell’industria farmaceutica, che oggi sfiora i 25 miliardi di euro all’anno e che è riuscito a superare la concorrenza della Germania, l’altro paese europeo molto forte in questo campo.
I dati sono chiari: il valore della nostra produzione ha raggiunto, nell’ultimo anno, quota 31 miliardi di euro, contro i 30 della Germania. La crescita delle imprese ha visto anche un incremento dell’occupazione, con una media di seimila assunzioni nell’ultimo triennio, soprattutto fra giovani e donne. Secondo l’Inps, in due anni, gli addetti under trentacinque sono cresciuti del 10%, mentre i tre quarti dei nuovi assunti sotto questa soglia di età ha avuto contratti a tempo indeterminato. La presenza femminile è aumentata del 42%, quasi il doppio rispetto alla media nazionale negli altri settori industriali.
Inoltre, si conferma la forte propensione dell’industria farmaceutica ad investire nella ricerca scientifica. Gli investimenti totali in Ricerca e Sviluppo hanno raggiunto quota 1,5 miliardi di euro, il 7% del totale nazionale, con una crescita del 22% negli ultimi cinque anni (contro una media europea del 16%). L’Italia registra particolari eccellenze nei farmaci biotech, negli emoderivati, nei vaccini ed ha la leadership europea per le terapie avanzate, collegate spesso a progetti di ricerca internazionale.
L’Italia, inoltre, è prima al mondo per il numero di accordi innovativi tra aziende farmaceutiche e sistema sanitario pubblico, oltre che per la remunerazione dei farmaci in base ai risultati terapeutici. Un modello di eccellenza di cui spesso si parla a livello internazionale. Si chiamano Value Based Agreements: accordi convenienti per le casse pubbliche, perché prevedono il rimborso alle imprese farmaceutiche del costo del farmaco solo se questo si rivela efficace sui pazienti che lo assumono.
Le ricadute della farmaceutica sono ovviamente fondamentali per la qualità della vita di ognuno di noi. Su tale fronte, Farmindustria dichiara che negli ultimi dieci anni la mortalità in Italia è calata del 23%, con valori intorno al 38-40% per le malattie cerebrovascolari, le malattie ischemiche del cuore, le malattie croniche delle basse vie respiratorie. La battaglia, invece, segna il passo nel campo dell'ipertensione, delle malattie del rene e soprattutto contro i tumori al pancreas (unico caso di mortalità in aumento, a +3,9%). Ma se si considerano gli ultimi 50 anni, l'aspettativa di vita è cresciuta mediamente di 1 mese ogni 4 mesi, cioè 12,5 anni di vita in più per ogni cittadino nell'arco dell'ultimo mezzo secolo. Oggi, gli Italiani sono il popolo più longevo al mondo dopo i giapponesi.
© 2018, Thema International
L'Italia è prima in Europa nella farmaceutica
Primato europeo per l’Italia in campo farmaceutico.
I dati, emersi in occasione dell’assemblea di Farmindustria, che ha celebrato i quarant’anni di attività, hanno rivelato che negli ultimi tre anni il nostro Paese ha registrato in questo settore una crescita più alta del previsto. Le basi industriali, dislocate principalmente nel centro-nord, comprendono anche alcuni poli di eccellenza collocati nel meridione. Un successo dovuto al boom dell’export dell’industria farmaceutica, che oggi sfiora i 25 miliardi di euro all’anno e che è riuscito a superare la concorrenza della Germania, l’altro paese europeo molto forte in questo campo.
I dati sono chiari: il valore della nostra produzione ha raggiunto, nell’ultimo anno, quota 31 miliardi di euro, contro i 30 della Germania. La crescita delle imprese ha visto anche un incremento dell’occupazione, con una media di seimila assunzioni nell’ultimo triennio, soprattutto fra giovani e donne. Secondo l’Inps, in due anni, gli addetti under trentacinque sono cresciuti del 10%, mentre i tre quarti dei nuovi assunti sotto questa soglia di età ha avuto contratti a tempo indeterminato. La presenza femminile è aumentata del 42%, quasi il doppio rispetto alla media nazionale negli altri settori industriali.
Inoltre, si conferma la forte propensione dell’industria farmaceutica ad investire nella ricerca scientifica. Gli investimenti totali in Ricerca e Sviluppo hanno raggiunto quota 1,5 miliardi di euro, il 7% del totale nazionale, con una crescita del 22% negli ultimi cinque anni (contro una media europea del 16%). L’Italia registra particolari eccellenze nei farmaci biotech, negli emoderivati, nei vaccini ed ha la leadership europea per le terapie avanzate, collegate spesso a progetti di ricerca internazionale.
L’Italia, inoltre, è prima al mondo per il numero di accordi innovativi tra aziende farmaceutiche e sistema sanitario pubblico, oltre che per la remunerazione dei farmaci in base ai risultati terapeutici. Un modello di eccellenza di cui spesso si parla a livello internazionale. Si chiamano Value Based Agreements: accordi convenienti per le casse pubbliche, perché prevedono il rimborso alle imprese farmaceutiche del costo del farmaco solo se questo si rivela efficace sui pazienti che lo assumono.
Le ricadute della farmaceutica sono ovviamente fondamentali per la qualità della vita di ognuno di noi. Su tale fronte, Farmindustria dichiara che negli ultimi dieci anni la mortalità in Italia è calata del 23%, con valori intorno al 38-40% per le malattie cerebrovascolari, le malattie ischemiche del cuore, le malattie croniche delle basse vie respiratorie. La battaglia, invece, segna il passo nel campo dell'ipertensione, delle malattie del rene e soprattutto contro i tumori al pancreas (unico caso di mortalità in aumento, a +3,9%). Ma se si considerano gli ultimi 50 anni, l'aspettativa di vita è cresciuta mediamente di 1 mese ogni 4 mesi, cioè 12,5 anni di vita in più per ogni cittadino nell'arco dell'ultimo mezzo secolo. Oggi, gli Italiani sono il popolo più longevo al mondo dopo i giapponesi.
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