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La nuova borghesia cinese trasforma la capitale dei “falsi” in un fervido laboratorio di opere autentiche

In Cina, un quartiere artistico, ritenuto in passato la “capitale mondiale dei dipinti falsi” – dove si produceva oltre metà di tutti i dipinti a olio del pianeta – è stato costretto a ripensare alla propria identità e a trasformarsi in un’oasi di arte autentica.

Il Dafen Oil Painting Village, un quartiere della città di Shenzhen, situata nella provincia di Guangdong - Cina meridionale - divenne famoso negli anni ’90 per la riproduzione seriale di opere di grandi pittori come Vincent Van Gogh, Salvador Dalí e Claude Monet.

In quegli anni, si riteneva che circa il 60% della produzione mondiale di dipinti a olio avesse luogo a Dafen.

"La nostra notorietà era un’arma a doppio taglio”, ha dichiarato Yu Sheng, vice presidente della Dafen Fine Art Industry Association, alla stampa cinese lo scorso luglio. “Dafen era diventato sinonimo di copie a buon mercato e perfino gli artisti che vivevano a Shenzhen disprezzavano questo quartiere”.

Tuttavia, con una domanda straniera rimasta debole dopo il crollo dovuto alla crisi degli anni 2000 e con la nuova generazione della borghesia cinese sempre più attratta dall’arte, gli artisti di Dafen stanno diventando sempre più consapevoli che creare è più redditizio rispetto al copiare.

Nel 2016, il 70% delle vendite realizzate a Dafen era destinato al mercato interno, per un fatturato pari a 4,1 miliardi di yuan (€522 milioni).

Seduto nel suo caotico laboratorio nel cuore di Dafen, con schizzi di vernice ovunque, il pittore Zhao Bei ha ammesso di apprezzare il cambiamento. La richiesta di riproduzioni arrivava soprattutto da clienti stranieri, ma ora Zhao vende i propri dipinti originali – tra cui quello enorme realizzato sul retro di un furgone malandato e ben in vista nel suo atelier – principalmente a clienti locali.

“La crescita economica in Cina ha stimolato la domanda di cultura, facendo crescere il mercato dell’arte” ha dichiarato Zhao. “Oggi, le generazioni nate dopo gli anni ’80 e ’70 costituiscono la parte più importante della società. Sono persone istruite, viaggiano di più, sono ben informate, mostrano una maggiore sensibilità e interesse verso l’arte”.

A Dafen c’è ancora grande abbondanza di riproduzioni di quadri celebri. Lo showroom di Zhao Xiaoyong, noto come il Van Gogh cinese, pullula di clienti che osservano con attenzione versioni quasi perfette degli autoritratti dell’artista olandese e delle sue opere più famose, come i Girasoli.

Nel quartiere sono molto diffusi anche i ritratti di leader mondiali e personaggi famosi. Il volto di Mao Zedong compare sulle pareti di molti negozi, così come quello del presidente russo Vladimir Putin e di Xi Jinping, l’attuale presidente cinese. Ling Guozhen, 61 anni, lavorava alla cassa di un negozio che vende sia ritratti dei grandi leader, sia dipinti originali di fattura un po’ dozzinale raffiguranti paesaggi rurali.

“Attualmente le vendite per il mercato interno vanno bene. I soggetti preferiti sono i paesaggi, ma sono apprezzati anche l’impressionismo e l’arte astratta”, ha raccontato. “Fino a un paio di anni fa, gli stranieri acquistavano nel mio negozio ritratti e capolavori classici, ma oggi non ne richiedono più così tanti”.

Nelle vicinanze, l’artista Zeng Haifen dipingeva un ritratto del Principe Filippo, Duca di Edimburgo, copiandolo da una foto su un iPad sotto lo sguardo vigile del Principe Carlo, il cui ritratto era fissato al muro del suo angusto spazio di lavoro. Come ha precisato il signor Zeng, i suoi ritratti della monarchia inglese erano venduti soprattutto a gallerie e alberghi del Regno Unito, tramite un’agenzia intermediaria.

Data l’enorme quantità di dipinti che gli hotel acquistano a Dafen, alcune imprese hanno allestito qui diversi laboratori destinati esclusivamente alla produzione di paesaggi generici, destinati a decorare i corridoi delle catene alberghiere in tutto il mondo.

Zhao Bei ha affermato che, sebbene l’attenzione si stia spostando da attività come queste alla creazione di opere originali, gli artisti sono ancora molto condizionati dalla reputazione di Dafen come luogo di riproduzione seriale dei capolavori dell’arte.

“Quando la gente mi chiede dove lavoro, io rispondo ancora Shenzhen anziché Dafen”, ha ammesso. “Tuttavia, i pittori più giovani, la cui ambizione non è copiare gli artisti famosi ma perfezionare la propria tecnica, si stanno trasferendo qui”.

Un altro pittore contento di questa trasformazione, Huang Haifan, ha orgogliosamente mostrato una serie di dipinti blandamente erotici che ritraggono nudi femminili visti di spalle.

“Intorno al 2005, quasi l’80% del mio lavoro era dedicato alla riproduzione, un’attività che adesso non pratico quasi più”, ha affermato. “A quel tempo, avevo un obiettivo: che tutti i miei quadri fossero originali. Poco per volta, lo sto raggiungendo”.

© Telegraph Media Group Limited (2018)