Molto presto avremo il teletrasporto virtuale
Da qui a poco, gli ologrammi e i visori per la realtà aumentata ci consentiranno di essere “trasportati” in qualsiasi luogo.
Potremo presto teletrasportarci? Questo argomento, ricorrente nella fantascienza, è oggi oggetto di ricerche molto serie, soprattutto da parte di Microsoft, che sta studiando la possibilità di interagire in qualsiasi spazio virtuale sotto forma di ologramma.
Ad oggi, i progressi in questo campo hanno già reso possibile riportare “in scena” il fu rapper Tupac Shakur e altri personaggi scomparsi, come i cantanti Mike Brant e Claude François, reincarnati da proiezioni in 3D. Inoltre, durante la campagna per le presidenziali, Jean-Luc Mélenchon ha potuto “duplicare” se stesso a Parigi, mentre in realtà stava partecipando ad un meeting a Lione.
Nel prossimo mese di novembre, un intero spettacolo sarà dedicato alla Callas, che verrà fatta resuscitare in modo virtuale, grazie ad un ologramma, all’interno della Salle Pleyel di Parigi. In maniera più discreta, cominciamo ad assistere alla comparsa, all’interno di alcuni aeroporti, di agenti virtuali rappresentati con l’aiuto delle stesse tecniche.
Microsoft vuole spingersi ancora oltre con il suo progetto Holoportation, che si avvale delle tecnologie utilizzate per la prima volta nel 2017 sul suo visore di realtà aumentata “HoloLens”. Questo sistema capta le immagini in 3D di una persona. Queste riprese vengono trasmesse in tempo reale ad un server, mentre altre persone dotate di visore HoloLens e connesse al medesimo server, possono vedere e ascoltare quella persona come se quest’ultima si trovasse nello stesso spazio fisico di coloro che indossano il visore speciale.
Già nel 2016, un video della Microsoft mostrava alcuni dipendenti che grazie a questo casco “teletrasportavano” se stessi in un unico e medesimo ambiente, per poter lavorare “tutti insieme”. Realizzato con un nutrito impiego di effetti speciali, questo video rivelava gli obiettivi dell’azienda americana.
Ma è in quest’anno che il teletrasporto dovrebbe iniziare a prendere forma, stando alle dichiarazioni che Alex Kipman, uno dei responsabili del settore “realtà mista” di Microsoft, ha pubblicato sulla sua pagina LinkedIn: “A mio avviso, la “app killer” sarà la comunicazione sociale, il fatto di creare esperienze che abbattano le barriere dell’isolamento. Penso che la realtà mista abbia il potere di collegare le persone in maniera convincente e significativa”. La sua squadra sta attualmente lavorando per potenziare l’intelligenza artificiale degli strumenti di realtà aumentata, in modo da poter cogliere al meglio tutto l’ambiente che circonda le persone.
“Sfruttando la potenza del cloud, il nostro sistema potrà inglobare anche gli oggetti fisici. In connessione con la realtà mista, questo sviluppo ci consentirà di offrire delle esperienze realistiche tra persone, luoghi e oggetti”, precisa Alex Kipman. Una evoluzione, questa, che risulterà utile sia nei contesti di lavoro che in quelli domestici, come spiega ancora il ricercatore: “essendo io il papà di una bambina di 7 anni, con parte della famiglia in Brasile, immagino una realtà in cui lei possa interagire con cugini, zii e zie lontani, per divertirsi con loro in qualche gioco di società”.
Incontrarsi in un appartamento in 3D
L’idea è illustrata molto bene in un video nel quale un padre di famiglia, che si ritrova a vivere da solo in un alloggio all’estero, materializza davanti a sé la figlia piccola rimasta lontano, a casa. Un sistema di proiezione in 3D consente di far apparire nella stanza la bambina, che in realtà si trova in un altro luogo. Per il momento è ancora necessario che tutti i partecipanti siano muniti di un visore per realtà virtuale, che consenta a ciascuno di vedere il nuovo arrivato. Quest’ultimo, a sua volta, può interagire con gli oggetti individuati dal computer che gestisce la connessione, e può perfino sedersi su una sedia (che sarà “ricreata” innanzi a coloro che sono in collegamento a distanza - ndt).
L’idea di incontrarsi con altre persone all’interno di uno spazio virtuale, indipendentemente dal luogo nel quale ci si trova realmente, ispira un numero sempre maggiore di specialisti della realtà virtuale e rappresenta una delle applicazioni di punta degli ultimi prodotti di Oculus: le persone che usano i visori di questo marchio possono incontrarsi all’interno di un appartamento virtuale, sfidarsi a carte o a scacchi, oppure guardare insieme un film o una serie televisiva. Ad oggi, le persone vengono rappresentate solo da avatar, non da fedeli ologrammi, ma la situazione potrà presto cambiare…
© Didier Sanz, 2018, Le Figaro
Molto presto avremo il teletrasporto virtuale
Da qui a poco, gli ologrammi e i visori per la realtà aumentata ci consentiranno di essere “trasportati” in qualsiasi luogo.
Potremo presto teletrasportarci? Questo argomento, ricorrente nella fantascienza, è oggi oggetto di ricerche molto serie, soprattutto da parte di Microsoft, che sta studiando la possibilità di interagire in qualsiasi spazio virtuale sotto forma di ologramma.
Ad oggi, i progressi in questo campo hanno già reso possibile riportare “in scena” il fu rapper Tupac Shakur e altri personaggi scomparsi, come i cantanti Mike Brant e Claude François, reincarnati da proiezioni in 3D. Inoltre, durante la campagna per le presidenziali, Jean-Luc Mélenchon ha potuto “duplicare” se stesso a Parigi, mentre in realtà stava partecipando ad un meeting a Lione.
Nel prossimo mese di novembre, un intero spettacolo sarà dedicato alla Callas, che verrà fatta resuscitare in modo virtuale, grazie ad un ologramma, all’interno della Salle Pleyel di Parigi. In maniera più discreta, cominciamo ad assistere alla comparsa, all’interno di alcuni aeroporti, di agenti virtuali rappresentati con l’aiuto delle stesse tecniche.
Microsoft vuole spingersi ancora oltre con il suo progetto Holoportation, che si avvale delle tecnologie utilizzate per la prima volta nel 2017 sul suo visore di realtà aumentata “HoloLens”. Questo sistema capta le immagini in 3D di una persona. Queste riprese vengono trasmesse in tempo reale ad un server, mentre altre persone dotate di visore HoloLens e connesse al medesimo server, possono vedere e ascoltare quella persona come se quest’ultima si trovasse nello stesso spazio fisico di coloro che indossano il visore speciale.
Già nel 2016, un video della Microsoft mostrava alcuni dipendenti che grazie a questo casco “teletrasportavano” se stessi in un unico e medesimo ambiente, per poter lavorare “tutti insieme”. Realizzato con un nutrito impiego di effetti speciali, questo video rivelava gli obiettivi dell’azienda americana.
Ma è in quest’anno che il teletrasporto dovrebbe iniziare a prendere forma, stando alle dichiarazioni che Alex Kipman, uno dei responsabili del settore “realtà mista” di Microsoft, ha pubblicato sulla sua pagina LinkedIn: “A mio avviso, la “app killer” sarà la comunicazione sociale, il fatto di creare esperienze che abbattano le barriere dell’isolamento. Penso che la realtà mista abbia il potere di collegare le persone in maniera convincente e significativa”. La sua squadra sta attualmente lavorando per potenziare l’intelligenza artificiale degli strumenti di realtà aumentata, in modo da poter cogliere al meglio tutto l’ambiente che circonda le persone.
“Sfruttando la potenza del cloud, il nostro sistema potrà inglobare anche gli oggetti fisici. In connessione con la realtà mista, questo sviluppo ci consentirà di offrire delle esperienze realistiche tra persone, luoghi e oggetti”, precisa Alex Kipman. Una evoluzione, questa, che risulterà utile sia nei contesti di lavoro che in quelli domestici, come spiega ancora il ricercatore: “essendo io il papà di una bambina di 7 anni, con parte della famiglia in Brasile, immagino una realtà in cui lei possa interagire con cugini, zii e zie lontani, per divertirsi con loro in qualche gioco di società”.
Incontrarsi in un appartamento in 3D
L’idea è illustrata molto bene in un video nel quale un padre di famiglia, che si ritrova a vivere da solo in un alloggio all’estero, materializza davanti a sé la figlia piccola rimasta lontano, a casa. Un sistema di proiezione in 3D consente di far apparire nella stanza la bambina, che in realtà si trova in un altro luogo. Per il momento è ancora necessario che tutti i partecipanti siano muniti di un visore per realtà virtuale, che consenta a ciascuno di vedere il nuovo arrivato. Quest’ultimo, a sua volta, può interagire con gli oggetti individuati dal computer che gestisce la connessione, e può perfino sedersi su una sedia (che sarà “ricreata” innanzi a coloro che sono in collegamento a distanza - ndt).
L’idea di incontrarsi con altre persone all’interno di uno spazio virtuale, indipendentemente dal luogo nel quale ci si trova realmente, ispira un numero sempre maggiore di specialisti della realtà virtuale e rappresenta una delle applicazioni di punta degli ultimi prodotti di Oculus: le persone che usano i visori di questo marchio possono incontrarsi all’interno di un appartamento virtuale, sfidarsi a carte o a scacchi, oppure guardare insieme un film o una serie televisiva. Ad oggi, le persone vengono rappresentate solo da avatar, non da fedeli ologrammi, ma la situazione potrà presto cambiare…
© Didier Sanz, 2018, Le Figaro
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