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Queste uova sono fresche? Chiedi al tuo smartphone...

Come si riconosce un alimento fresco? In che modo si può capire se il pesce nel nostro piatto è davvero stato pescato ieri, l’insalata è stata appena colta, o se le uova sono di giornata? La tecnologia può fare moltissimo per aiutarci a capire se quello che mangiamo è davvero sano e sicuro. L’ultima novità in questo campo si basa sullo strumento che più spesso usiamo nelle nostre giornate: lo smartphone. La Osram Opto Semiconductors, azienda tedesca leader mondiale nel settore dell’illuminazione, sta mettendo a punto un microprocessore che, inserito in uno smartphone, consentirà di analizzare la freschezza di un alimento semplicemente avvicinandolo alla fotocamera.

La chiave è in una tecnologia ben nota, la “spettrometria”, basata sull’assorbimento della luce da parte delle diverse molecole di un qualsiasi oggetto. Se un determinato spettro luminoso, vicino agli infrarossi, viene diretto verso un alimento, diventa possibile individuare la presenza e la quantità di alcuni ingredienti al suo interno analizzando la lunghezza d’onda della luce assorbita e il modo in cui altre lunghezze d’onda vengono riflesse. Si può per esempio misurare la quantità di acqua, grassi, carboidrati, zuccheri o proteine di ciascun alimento.

Per fare questo, serve uno spettrometro a infrarossi basato su tecnologia Led: un “occhio” che emani una luce a una precisa lunghezza d’onda. Lo spettrometro, se collegato a un archivio su cloud in cui siano conservati i dati di migliaia di alimenti, dovrebbe permettere di confrontare i valori rilevati con le caratteristiche standard di ciascun alimento. E così diventa possibile, per esempio, capire in quale percentuale è presente il cacao in una barretta di cioccolato, oppure se il latte che abbiamo nel bicchiere è davvero parzialmente scremato, e così via.

Poter contare su uno strumento del genere integrato nello smartphone aiuterà i consumatori a verificare la freschezza degli alimenti al supermercato o a misurare le calorie di ogni piatto, a casa o al ristorante.

La vera difficoltà che i produttori di elettronica devono affrontare consiste nel fatto che lo spettrometro è uno strumento piuttosto complesso e non è facile compattarlo per inserirlo dentro uno smartphone. Gli spettrometri professionali in commercio sono abbastanza ingombranti e possono costare da alcune centinaia a varie migliaia di euro. Tuttavia, la ricerca è ormai molto avanzata e, come mostra la Osram, si è riusciti a creare piccoli chip che incorporano gran parte delle funzioni di uno spettrometro, salvo la cattura dell’immagine che deve necessariamente avvenire tramite fotocamera.

Le possibili applicazioni degli spettrometri a infrarossi sono tantissime e si possono estendere anche ad ambiti diversi dall’alimentazione: si stanno già sperimentando ad esempio nel campo agricolo. Qui, la spettrometria può aiutare i coltivatori nel determinare il momento giusto per il raccolto, semplicemente scansionando frutta, verdura o cereali ancora sul terreno, per ottenere informazioni quantitative circa il loro contenuto di zucchero, acqua, grassi e proteine.

Ad oggi, il primo smartphone con spettrometro incorporato sembra essere il Changhong H2, realizzato in Cina dalla Sichuan Changhong Electric, ma dopo l’annuncio stampa, nel 2017, non si sono più avute notizie.

In precedenza, sin dal 2014, la startup israeliana Consumer Physics aveva lanciato lo SCiO, uno spettrometro portatile più piccolo di un pacchetto di sigarette da collegare al proprio smartphone, ma la qualità del prodotto è poi stata messa in discussione da alcuni acquirenti. Tuttavia, è evidente che un apparecchio esterno, sia pur piccolo, non potrà mai avere grande successo commerciale fra il grande pubblico. Lo spettrometro portatile “per tutti” può aver senso solo se incorporato in un cellulare. La Osram spera di convincere i grandi marchi della telefonia mobile, come Apple o Samsung, a progettare e realizzare uno smartphone di questo tipo.

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