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Scuola “creativa” o scuola tradizionale?

Quale tipo di educazione occorre dare ai ragazzi a scuola? Va privilegiata la creatività o la disciplina?

Il dibattito tra le due correnti di pensiero, i rigoristi e i creativi, per così dire, è sempre vivo e mai risolto da almeno quarant’anni, cioè da quando la rivolta del ’68 rimise in discussione tutto il sistema educativo precedente, basato sul binomio “nozioni e disciplina”.

Il Pew Resarch Centre, uno dei più noti centri di ricerca sociale degli Stati Uniti, ha appena pubblicato i risultati di un’indagine tra i cittadini di 19 paesi diversi, tra cui l’Italia, nella quale si è chiesto loro quale preferiscono tra i due metodi educativi.

I più favorevoli a privilegiare la creatività rispetto alla disciplina sono gli spagnoli, i tedeschi, gli olandesi, gli svedesi, i greci, i canadesi, i polacchi e gli americani, in ordine decrescente. Al contrario, i popoli più orientati verso la formazione tradizionale sono gli inglesi e i francesi, oltre a coloro che vivono in Nigeria, Kenya e Sud Africa. Gli italiani si collocano a metà strada (il 41% preferisce la creatività, il 42% la disciplina).

All’interno dei paesi avanzati non sembra dunque esistere una chiara demarcazione di tipo geopolitico o etnico-religioso: gli anglosassoni si mischiano ai neolatini, i protestanti si intersecano con i cattolici, e viceversa. Diversamente, vi è una certa maggior divisione tra paesi avanzati e paesi in via di sviluppo: i primi – a grandi linee – sono più orientati verso la formazione creativa mentre i secondi tendono a privilegiare la disciplina e le nozioni di base.

La demarcazione più forte si rileva, nei paesi occidentali, tra coloro che votano a sinistra e coloro che votano a destra, in senso largamente inteso. I progressisti preferiscono la formazione di tipo creativo, mentre chi si colloca sul versante conservatore è nettamente più incline alla formazione di tipo tradizionale. La differenza d’idee tra i due schieramenti è più accentuata negli Stati Uniti e nel Regno Unito, mentre risulta meno forte in Olanda, Spagna e Germania (purtroppo non è pubblicato il dato sull’Italia). Altra variabile di rilievo è l’età: come si può facilmente intuire, i più giovani preferiscono la creatività, mentre le persone di mezza età e gli anziani optano per la disciplina.

Ovviamente, vi sono anche coloro i quali ritengono che creatività e disciplina debbano avere la stessa importanza, ma in nessun paese questa posizione supera le percentuali di chi opta per uno dei due poli.

Un’altra ricerca del Pew Centre, ma circoscritta agli Stati Uniti, ha rilevato un netto cambiamento nell’atteggiamento verso la formazione universitaria in genere. Sino a pochi anni or sono, sia gli elettori conservatori che quelli progressisti erano concordi nel giudicare in termini positivi gli studi universitari. Nel 2016-2017, invece, i conservatori hanno cominciato a mostrare crescente scetticismo sulla qualità, e sul valore, della formazione universitaria: il 58% di loro si è trovato concorde con l’affermazione che “i college e le università esercitano un effetto negativo su come vanno le cose negli Stati Uniti”. Coloro che votano Democratico, invece, vanno in direzione opposta, con il 72% di loro che valuta positivamente l’effetto del mondo universitario sulla vita civile della nazione. Inoltre, i conservatori ritengono che il fine principale della formazione scolastica-universitaria debba essere quello di fornire capacità e abilità professionali, mentre i progressisti si trovano più vicini all’idea che essa debba favorire la “crescita personale” in senso più generale.

Una terza rilevazione, pubblicata nei giorni scorsi da Eurostat, ha raccolto i dati ufficiali relativi all’incidenza della spesa pubblica per l’istruzione in rapporto al Pil di ogni paese comunitario. La media UE è pari al 5,02%. La nazioni più virtuose sono, in ordine decrescente, Svezia, Danimarca, Islanda, Finlandia, Norvegia e Belgio, tutte con una incidenza tra 7% e 6,4%. Seguono a breve distanza, Regno Unito, Francia, Austria, Olanda e Svizzera, con valori tra 5,08 e 5,68%.

Sotto la media UE si trovano Estonia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Germania, con incidenza tra  4,9 e 4,52%. A seguire, Ungheria, Spagna, Lituania e Italia, con valori tra 4,26 e 4,10% (Italia). Poi tutti gli altri.

In sostanza, l’Italia è ultima tra i cinque grandi paesi dell’Europa occidentale, in quanto a spesa per istruzione, ma – almeno a livello europeo – non sembra esserci una correlazione tra quanto lo Stato spende in istruzione e le preferenza dei cittadini tra formazione scolastica “creativa” e formazione più tradizionale. In altri termini – e semplificando un po’ – si tratta di una preferenza più legata al grado di sviluppo economico di una nazione che al grado di sviluppo del suo sistema scolastico.

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