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Sesso e potere: la coppia diabolica

A volte, il potere e la sessualità sono indissolubilmente legati da meccanismi psichici e biologici.

Un ministro accusato d’aver accarezzato le gambe di una spettatrice seduta accanto a lui; un magnate del cinema chiede a giovani attrici di guardarlo mentre fa la doccia; il sindaco di un piccolo comune obbliga la sua assistente a danzare nuda di fronte a lui…

Scoprendo dai mass media quali sono le ultime accuse di molestie sessuali, non possiamo fare a meno di chiederci: “Ma cosa gli prende?”, o meglio, cosa li “prende”? Cosa si impossessa di questi uomini, considerati fra i più acuti e brillanti al mondo, e fa loro perdere la testa? Si tratta di personalità influenti, leader politici, dirigenti, cioè persone addestrate a riflettere e ad avere il pieno controllo delle proprie azioni. Quale ebbrezza li travolge al punto da spingerli a mettere a rischio la loro carriera, la famiglia, il futuro?

Questa sorta di “ubriacatura” dei sensi non stupisce affatto biologi come il professor Jean-Didier Vincent, che proprio in questi giorni pubblica una Biologie du pouvoir (edizioni Odile Jacob). “Il sesso, di per sé, non suscita euforia. Ma quando il desiderio cresce, il tasso di testosterone improvvisamente liberato ha un effetto tanto galvanizzante da poter causare una dipendenza. E allora non si pensa più ad altro, se non a provare ancora quel piacere”, spiega il professore.

“Oltre al testosterone, vengono poi liberate ossitocina e dopamina: a quel punto, completamente soggiogato da queste tre sostanze, l’uomo è in balia di un cocktail esplosivo”. Perché se il potere e la sessualità seguono gli stessi percorsi neuronali, finiscono per scontrarsi. “A volte, la passione per il potere prende il sopravvento, e tanto più quando tale passione assume connotati sessuali”, aggiunge Jean-Didier Vincent.

Dall’affinità all’eros

Sia il potere che la sessualità provocano una sovrapproduzione di testosterone. Chi si trova quotidianamente a dover prendere decisioni o compiere atti di coraggio, finisce per sottomettersi ai picchi di produzione di questo ormone. E forse anche ad aggrapparsi ad essi. In tali casi, per riuscire a dominare le pulsioni, è molto utile la corteccia prefrontale, ossia una “sorta di centro di smistamento fra quello che si vuole o non si vuole fare”, per non commettere danni irreparabili. “Quando quest’organo funziona male”, aggiunge il biologo, “è necessario seguire una psicoterapia comportamentale”.

Secondo lo psichiatra e sessuologo Jean-Roger Dintrans, docente all’Università Paris V di Parigi, lo stress è sicuramente uno dei fattori che favoriscono certi comportamenti sessuali. Per questo, esso dev’essere sempre tenuto sotto sorveglianza, specialmente quando tali comportamenti sono attuati da personaggi pubblici e rischiano dunque di essere sovraesposti o giudicati. “L’esercizio del potere implica necessariamente frequenti situazioni di stress”, spiega lo psichiatra. “Ebbene, il cervello può mal interpretare questi picchi di stress e considerarli eccitazione sessuale. A questo proposito, uno studio condotto dall’Università di Albuquerque (Stati Uniti), centro di ricerche pionieristico in materia di sessualità, ha dimostrato che alcuni studenti, sottoposti a condizioni di grande stress (come dover attraversare un vertiginoso ponte in stile Indiana Jones per poter incontrare una ragazza), si dimostravano poi sessualmente più intraprendenti rispetto ad altri studenti non esposti a un tale rischio.

Inoltre, secondo lo psichiatra, anche un altro elemento potrebbe spiegare la profonda relazione che lega lo stress e la sessualità: quello che i greci chiamano philia, ovvero l’affinità. “Questo termine esprime un particolare tipo di attrazione, che nasce dall’ammirazione reciproca fra persone che condividono ogni giorno l’intimità di un’attività stressante, complessa e/o rischiosa affrontata insieme”, spiega Jean-Roger Dintrans. E’ il caso, per esempio, dei “soldati al fronte e delle infermiere che li accudiscono, o degli avvocati che lavorano in uno stesso studio legale. In qualunque ambito, il fatto di essere impegnati insieme in un’azione comune può spingere le persone a intraprendere relazioni di tipo sessuale. Così l’affinità può trasformarsi in eros”.

L’esistenza di questi complessi legami fra sesso e lavoro trova continue conferme. In un recente sondaggio, il 71% delle persone intervistate ha ammesso di aver già fantasticato su un collega – uomo o donna – e il 56% di aver già flirtato sul lavoro (sondaggio Mistertemp condotto su un campione di 120.000 persone).

Tuttavia, a favorire questo tipo di situazioni intervengono anche qualità tipicamente attribuite agli uomini di potere. “Il carisma, il fascino, la capacità di sedurre, pongono alcuni individui, per così dire, su un piedistallo”, osserva Jean-Roger Dintrans. “Secondo la teoria del desiderio mimetico di René Girard, questi individui vengono considerati ‘persone desiderabili’. E i facili successi cui vanno incontro, possono offuscare la loro capacità di giudizio”. Ovvero: trovandosi ad essere costantemente desiderati, guardati, stuzzicati, arrivano a convincersi che chiunque entri in contatto con loro li desideri. Chi dunque potrebbe mai rifiutare le loro avance? “La loro percezione delle cose è talmente falsata da persuaderli di essere semplicemente dei galanti seduttori, anche quando in realtà stanno molestando qualcuno”, spiega lo psichiatra. Chi non è abituato a ricevere dei dinieghi, è solitamente incapace di trattenersi dal commettere certe azioni.

© Pascale Senk, 2018, Le Figaro