Trump accusa la Cina di interferenza elettorale
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha accusato la Cina di voler interferire nelle prossime elezioni americane di novembre 2018, per danneggiarlo.
Lo scontro diplomatico è avvenuto durante la recente riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il cui tema era la proliferazione delle armi nucleari. “Abbiamo scoperto che la Cina non vuole che io vinca perché sono il primo presidente che li abbia mai sfidati sul commercio”, ha dichiarato Trump senza troppi giri di parole. “Rifiutiamo queste sgradevoli insinuazioni”, ha risposto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi.
Sembrano lontani i tempi in cui i presidenti Trump e Xi Jinping si scambiarono parole cordiali durante il loro primo meeting nell’aprile del 2017, nella vita di Mar-a-Lago in Florida.
I dissensi tra le due potenze mondiali riguardano soprattutto il fronte dei dazi doganali, con il connesso rischio di una guerra commerciale. Recentemente, il governo cinese ha comprato quattro pagine di pubblicità sul Des Moines Register, principale quotidiano dell’Iowa, per avvertire i produttori di soia che i dazi di Trump sulle importazioni dalla Cina sono “una follia presidenziale”. Pare sia stata questa la scintilla che ha indotto Trump ad attaccare la Cina, accusandola di voler falsare le prossime elezioni.
I dazi di Trump, che scoraggiano le importazioni di beni esteri, sono motivo di un aspro scontro politico tra i due paesi. I prodotti provenienti dalla Cina rappresentano il 40% del totale delle importazioni USA, mentre solo il 5% delle esportazioni americane va in senso contrario. È chiaro che da un eventuale conflitto commerciale ne uscirebbero maggiormente danneggiati i cinesi. Per il momento, la diatriba ha indotto le due potenze ad applicare alcuni dazi reciproci su beni di non grande incidenza commerciale.
Intanto, il Ministro del Commercio cinese, Zhong Shan, ha annunciato che “le tariffe degli Stati Uniti sui prodotti cinesi potrebbero danneggiare l’economia del mondo intero”. D’altro canto, circa un mese fa, John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, aveva già messo le carte in tavola, affermando che la Russia, la Corea del Nord, l’Iran e la Cina sono tutti ampiamente sospettati di pianificare azioni di disturbo che possano influenzare le prossime elezioni Usa. Stando ai report dell’intelligence americana, tali attività avvengono in larga parte attraverso infiltrazioni informatiche nei contenuti web circolanti negli Stati Uniti.
Secondo la stampa americana, l’azione di propaganda estera del governo cinese sfrutta anche le sinergie con i mass media tradizionali. Il governo di Pechino ha aperto una propria agenzia notizie, la Xinhua, negli Stati Uniti, con sedi a New York, Washington, Chicago, Los Angeles, Houston, San Francisco. In parallelo, la televisione pubblica cinese ha un proprio canale televisivo in lingua inglese a diffusione internazionale, il CGTN (China Global Television Network), ricevuto in 30 milioni di abitazioni americane. Sia l’agenzia che il canale televisivo sono presenti anche su Facebook, Twitter e YouTube. Secondo la rivista Foreign Policy, mentre il CGTN si mantiene neutrale quando riporta notizie riguardanti gli Stati Uniti, la sua linea diventa immediatamente conforme a quella del partito comunista quando si tratta delle isole del Mar Cinese Meridionale (che la Cina sta occupando pezzo per pezzo).
© 2018, Thema International
Trump accusa la Cina di interferenza elettorale
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha accusato la Cina di voler interferire nelle prossime elezioni americane di novembre 2018, per danneggiarlo.
Lo scontro diplomatico è avvenuto durante la recente riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il cui tema era la proliferazione delle armi nucleari. “Abbiamo scoperto che la Cina non vuole che io vinca perché sono il primo presidente che li abbia mai sfidati sul commercio”, ha dichiarato Trump senza troppi giri di parole. “Rifiutiamo queste sgradevoli insinuazioni”, ha risposto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi.
Sembrano lontani i tempi in cui i presidenti Trump e Xi Jinping si scambiarono parole cordiali durante il loro primo meeting nell’aprile del 2017, nella vita di Mar-a-Lago in Florida.
I dissensi tra le due potenze mondiali riguardano soprattutto il fronte dei dazi doganali, con il connesso rischio di una guerra commerciale. Recentemente, il governo cinese ha comprato quattro pagine di pubblicità sul Des Moines Register, principale quotidiano dell’Iowa, per avvertire i produttori di soia che i dazi di Trump sulle importazioni dalla Cina sono “una follia presidenziale”. Pare sia stata questa la scintilla che ha indotto Trump ad attaccare la Cina, accusandola di voler falsare le prossime elezioni.
I dazi di Trump, che scoraggiano le importazioni di beni esteri, sono motivo di un aspro scontro politico tra i due paesi. I prodotti provenienti dalla Cina rappresentano il 40% del totale delle importazioni USA, mentre solo il 5% delle esportazioni americane va in senso contrario. È chiaro che da un eventuale conflitto commerciale ne uscirebbero maggiormente danneggiati i cinesi. Per il momento, la diatriba ha indotto le due potenze ad applicare alcuni dazi reciproci su beni di non grande incidenza commerciale.
Intanto, il Ministro del Commercio cinese, Zhong Shan, ha annunciato che “le tariffe degli Stati Uniti sui prodotti cinesi potrebbero danneggiare l’economia del mondo intero”. D’altro canto, circa un mese fa, John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, aveva già messo le carte in tavola, affermando che la Russia, la Corea del Nord, l’Iran e la Cina sono tutti ampiamente sospettati di pianificare azioni di disturbo che possano influenzare le prossime elezioni Usa. Stando ai report dell’intelligence americana, tali attività avvengono in larga parte attraverso infiltrazioni informatiche nei contenuti web circolanti negli Stati Uniti.
Secondo la stampa americana, l’azione di propaganda estera del governo cinese sfrutta anche le sinergie con i mass media tradizionali. Il governo di Pechino ha aperto una propria agenzia notizie, la Xinhua, negli Stati Uniti, con sedi a New York, Washington, Chicago, Los Angeles, Houston, San Francisco. In parallelo, la televisione pubblica cinese ha un proprio canale televisivo in lingua inglese a diffusione internazionale, il CGTN (China Global Television Network), ricevuto in 30 milioni di abitazioni americane. Sia l’agenzia che il canale televisivo sono presenti anche su Facebook, Twitter e YouTube. Secondo la rivista Foreign Policy, mentre il CGTN si mantiene neutrale quando riporta notizie riguardanti gli Stati Uniti, la sua linea diventa immediatamente conforme a quella del partito comunista quando si tratta delle isole del Mar Cinese Meridionale (che la Cina sta occupando pezzo per pezzo).
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