Uk: è nato il Brexit Party
Il 5 febbraio scorso Nigel Farage, uno dei più noti politici inglesi ed ex leader del partito indipendentista britannico (UKIP), ha costituito una nuova formazione politica, il Brexit Party, registrandone nome e logo presso la commissione elettorale inglese. Più di 35mila persone si sarebbero iscritte nelle prime 24 ore dopo la registrazione del partito. Ad oggi, la nuova formazione dichiara di aver raggiunto oltre 100mila adesioni, superando ogni record del genere nella storia del Regno Unito.
Farage ha affermato di essere rimasto egli stesso colpito dalla quantità e rapidità delle adesioni, molte delle quali arrivate ancor prima che fosse annunciato il varo ufficiale e aperta la sede.
L’obiettivo di Farage è molto semplice: presentare il partito alle elezioni europee nel caso in cui il parlamento bocci l’ultima bozza di accordo Ue-Uk e il primo ministro Theresa May sia costretta a chiedere un rinvio dell’uscita dall’Unione (sinora prevista al 29 marzo 2019). L’eventualità di un rinvio, e quindi di regolari elezioni europee anche nel Regno Unito, è ritenuta abbastanza probabile da molti osservatori. Farage punta, evidentemente, a raccogliere il voto degli inglesi favorevoli alla Brexit ed ormai irritati con i due partiti maggiori: i conservatori, in quanto incapaci di mettere in pratica il risultato del referendum dopo tre anni di negoziati inconcludenti; i laburisti, in quanto assai ondivaghi sull’argomento, ma tendenzialmente anti-Brexit. Farage ha dichiarato che “non siamo ancora partiti davvero, sebbene la gente giunga a frotte per iscriversi online al nostro partito, ma se il Regno Unito dovrà partecipare alle elezioni europee, noi saremo pronti e andremo fino in fondo. Almeno due deputati conservatori ci hanno detto, in privato, che voteranno per noi se dovremo andare ad elezioni. Dunque, siamo ormai la spada di Damocle che pende sulla testa del primo ministro”.
Nel sito web del nuovo partito è scritto che obiettivo principale è “terminare l’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea e, da quel momento in poi, impedire che il nostro paese aderisca a qualsiasi trattato od organizzazione internazionale che implichi una qualsiasi cessione di sovranità da parte del regno”.
A memoria d’uomo, è la prima volta, almeno in Europa, che un partito di caratura nazionale nasca per perseguire un particolare e circoscritto obiettivo politico. Sinora, tutti i grandi partiti europei sono nati attorno a idee, valori e obiettivi di carattere generale, relativi all’intera vita pubblica della nazione, non in relazione a questioni politiche così specifiche e definite, come è la Brexit. Se il partito avrà vita e successo, non vi è dubbio che rappresenterà un caso di studio. Potrebbe essere l’avvio di una nuova linea evolutiva nel mondo politico inglese e internazionale: quella dei partiti “ad hoc”, temporanei, finalizzati a realizzare un particolare obiettivo e poi, una volta conseguito, magari disciogliersi e rinascere sotto altra forma, confluire in una confederazione di partiti o sparire del tutto. Non vi è dubbio che internet possa favorire una evoluzione di questo tipo. Si allestisce un sito, il leader e gli altri candidati “battono” tutti i media per qualche settimana, si vincono seggi, si vive per una legislatura, poi si chiude e si ricomincia da capo, sotto un nuovo slogan e un nuovo marchio.
Non resta che aspettare e vedere.
© 2019, Thema International
Uk: è nato il Brexit Party
Il 5 febbraio scorso Nigel Farage, uno dei più noti politici inglesi ed ex leader del partito indipendentista britannico (UKIP), ha costituito una nuova formazione politica, il Brexit Party, registrandone nome e logo presso la commissione elettorale inglese. Più di 35mila persone si sarebbero iscritte nelle prime 24 ore dopo la registrazione del partito. Ad oggi, la nuova formazione dichiara di aver raggiunto oltre 100mila adesioni, superando ogni record del genere nella storia del Regno Unito.
Farage ha affermato di essere rimasto egli stesso colpito dalla quantità e rapidità delle adesioni, molte delle quali arrivate ancor prima che fosse annunciato il varo ufficiale e aperta la sede.
L’obiettivo di Farage è molto semplice: presentare il partito alle elezioni europee nel caso in cui il parlamento bocci l’ultima bozza di accordo Ue-Uk e il primo ministro Theresa May sia costretta a chiedere un rinvio dell’uscita dall’Unione (sinora prevista al 29 marzo 2019). L’eventualità di un rinvio, e quindi di regolari elezioni europee anche nel Regno Unito, è ritenuta abbastanza probabile da molti osservatori. Farage punta, evidentemente, a raccogliere il voto degli inglesi favorevoli alla Brexit ed ormai irritati con i due partiti maggiori: i conservatori, in quanto incapaci di mettere in pratica il risultato del referendum dopo tre anni di negoziati inconcludenti; i laburisti, in quanto assai ondivaghi sull’argomento, ma tendenzialmente anti-Brexit. Farage ha dichiarato che “non siamo ancora partiti davvero, sebbene la gente giunga a frotte per iscriversi online al nostro partito, ma se il Regno Unito dovrà partecipare alle elezioni europee, noi saremo pronti e andremo fino in fondo. Almeno due deputati conservatori ci hanno detto, in privato, che voteranno per noi se dovremo andare ad elezioni. Dunque, siamo ormai la spada di Damocle che pende sulla testa del primo ministro”.
Nel sito web del nuovo partito è scritto che obiettivo principale è “terminare l’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea e, da quel momento in poi, impedire che il nostro paese aderisca a qualsiasi trattato od organizzazione internazionale che implichi una qualsiasi cessione di sovranità da parte del regno”.
A memoria d’uomo, è la prima volta, almeno in Europa, che un partito di caratura nazionale nasca per perseguire un particolare e circoscritto obiettivo politico. Sinora, tutti i grandi partiti europei sono nati attorno a idee, valori e obiettivi di carattere generale, relativi all’intera vita pubblica della nazione, non in relazione a questioni politiche così specifiche e definite, come è la Brexit. Se il partito avrà vita e successo, non vi è dubbio che rappresenterà un caso di studio. Potrebbe essere l’avvio di una nuova linea evolutiva nel mondo politico inglese e internazionale: quella dei partiti “ad hoc”, temporanei, finalizzati a realizzare un particolare obiettivo e poi, una volta conseguito, magari disciogliersi e rinascere sotto altra forma, confluire in una confederazione di partiti o sparire del tutto. Non vi è dubbio che internet possa favorire una evoluzione di questo tipo. Si allestisce un sito, il leader e gli altri candidati “battono” tutti i media per qualche settimana, si vincono seggi, si vive per una legislatura, poi si chiude e si ricomincia da capo, sotto un nuovo slogan e un nuovo marchio.
Non resta che aspettare e vedere.
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