Vienna: congresso mondiale sull’uso dello spazio
In un’epoca in cui l’attività spaziale è in pieno sviluppo, dove strumenti come “Muse” e “Hubble” sembrano essere usciti da un romanzo di fantascienza, appare necessario tutelare quel grande bene comune che è la nostra galassia, per quanto sterminata essa sia.
Così, il prossimo 20 e 21 giugno si terrà a Vienna un congresso mondiale sull’uso pacifico dello spazio. Spedizioni pubbliche e private, oltre ad attività di ricerca sempre più sofisticate, stanno infatti aumentando a ritmo vertiginoso. Sono sempre più numerosi i paesi che utilizzano satelliti per svolgere attività di natura economica, politica e militare. A ideare il Muse è stato un team internazionale di astronomi presieduto da Roland Bacon, del centro di ricerca di astrofisica di Lione. Il Multi Unit Spectroscopic Explorer è uno strumento che ha sinora permesso di ottenere informazioni dettagliate su 1600 galassie, di cui settantadue mai individuate da Hubble, il telescopio più famoso del mondo.
Per la precisione, il Muse non è un telescopio in senso stretto, bensì uno spettrografo, cioè uno strumento che intercetta tutte le radiazioni dello spettro visibile (lunghezza d'onda tra i 390 e i 700 nanometri) in un certa porzione di cielo. Naturalmente, lo spettrografo deve essere collegato ad una unità ottica che “vede” il cielo, ed è per questo che il Muse è collegato al VLT-Very Large Telescope, un complesso di quattro grandi telescopi collocato sul Paranal, un monte sul deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. L’intero complesso forma fa capo allo European Southern Observatory, una associazione intergovernativa tra 16 paesi europei.
La straordinarietà del Muse consiste nel mettere insieme il maggior vantaggio della rilevazione ottica tradizionale, cioè l'ampio campo visivo, con il vantaggio principale della spettroscopia, vale a dire l'alta capacità di risoluzione dell'immagine. Senza dimenticare che la spettroscopia consente - anzitutto - di valutare la composizione chimica dei corpi celesti.
Fin dalle prime osservazioni astronomiche, il Muse ha fornito immagini eccezionali, di straordinaria qualità e grande interesse scientifico. Oltre a osservare in modo dettagliato emisferi lontanissimi, Muse garantirà in futuro previsioni meteo sempre più precise e aiuterà i piloti a seguire le rotte più sicure. Dopo questi risultati, gli analisti del progetto vogliono andare oltre, ma non saranno soli, perché la competizione tra compagnie pubbliche e private è sempre più serrata.
Se cinquant’anni fa l’urgenza di stringere un accordo sulle conquiste spaziali era motivata dalla competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, i dibattiti sul congresso a Vienna verteranno proprio sulla tutela dello spazio, da ritenersi ormai una risorsa comune, e sul confronto con gli operatori privati. E’ infatti recente la dichiarazione del nuovo amministratore della Nasa, Jin Bridnstine, nominato in aprile da Trump, il quale ha dichiarato di aver avviato contatti con compagnie private per creare un consorzio che assuma il controllo della stazione spaziale internazionale. Come noto, la ISS-International Space Station è una grande struttura spaziale orbitante (lunga circa 100 metri) gestita dalle agenzie spaziali di Stati Uniti, Russia, Unione Europea, Giappone e Canada. Attivata nel 2008, dovrebbe giungere a fine del suo ciclo verso il 2028.
© 2018, Thema International
Vienna: congresso mondiale sull’uso dello spazio
In un’epoca in cui l’attività spaziale è in pieno sviluppo, dove strumenti come “Muse” e “Hubble” sembrano essere usciti da un romanzo di fantascienza, appare necessario tutelare quel grande bene comune che è la nostra galassia, per quanto sterminata essa sia.
Così, il prossimo 20 e 21 giugno si terrà a Vienna un congresso mondiale sull’uso pacifico dello spazio. Spedizioni pubbliche e private, oltre ad attività di ricerca sempre più sofisticate, stanno infatti aumentando a ritmo vertiginoso. Sono sempre più numerosi i paesi che utilizzano satelliti per svolgere attività di natura economica, politica e militare. A ideare il Muse è stato un team internazionale di astronomi presieduto da Roland Bacon, del centro di ricerca di astrofisica di Lione. Il Multi Unit Spectroscopic Explorer è uno strumento che ha sinora permesso di ottenere informazioni dettagliate su 1600 galassie, di cui settantadue mai individuate da Hubble, il telescopio più famoso del mondo.
Per la precisione, il Muse non è un telescopio in senso stretto, bensì uno spettrografo, cioè uno strumento che intercetta tutte le radiazioni dello spettro visibile (lunghezza d'onda tra i 390 e i 700 nanometri) in un certa porzione di cielo. Naturalmente, lo spettrografo deve essere collegato ad una unità ottica che “vede” il cielo, ed è per questo che il Muse è collegato al VLT-Very Large Telescope, un complesso di quattro grandi telescopi collocato sul Paranal, un monte sul deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. L’intero complesso forma fa capo allo European Southern Observatory, una associazione intergovernativa tra 16 paesi europei.
La straordinarietà del Muse consiste nel mettere insieme il maggior vantaggio della rilevazione ottica tradizionale, cioè l'ampio campo visivo, con il vantaggio principale della spettroscopia, vale a dire l'alta capacità di risoluzione dell'immagine. Senza dimenticare che la spettroscopia consente - anzitutto - di valutare la composizione chimica dei corpi celesti.
Fin dalle prime osservazioni astronomiche, il Muse ha fornito immagini eccezionali, di straordinaria qualità e grande interesse scientifico. Oltre a osservare in modo dettagliato emisferi lontanissimi, Muse garantirà in futuro previsioni meteo sempre più precise e aiuterà i piloti a seguire le rotte più sicure. Dopo questi risultati, gli analisti del progetto vogliono andare oltre, ma non saranno soli, perché la competizione tra compagnie pubbliche e private è sempre più serrata.
Se cinquant’anni fa l’urgenza di stringere un accordo sulle conquiste spaziali era motivata dalla competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, i dibattiti sul congresso a Vienna verteranno proprio sulla tutela dello spazio, da ritenersi ormai una risorsa comune, e sul confronto con gli operatori privati. E’ infatti recente la dichiarazione del nuovo amministratore della Nasa, Jin Bridnstine, nominato in aprile da Trump, il quale ha dichiarato di aver avviato contatti con compagnie private per creare un consorzio che assuma il controllo della stazione spaziale internazionale. Come noto, la ISS-International Space Station è una grande struttura spaziale orbitante (lunga circa 100 metri) gestita dalle agenzie spaziali di Stati Uniti, Russia, Unione Europea, Giappone e Canada. Attivata nel 2008, dovrebbe giungere a fine del suo ciclo verso il 2028.
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